Il tonno rosso è sempre più raro, tagliate del 30% le quote pesca. Ma l’talia non intende adeguarsi
A livello internazionale sono state tagliate del 30% le quote pesca del tonno rosso del Mediterraneo e dell’Atlantico, che sta diventando sempre più raro. Lo ha stabilito l’Iccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), dalle cui decisioni dipendono anche le quote pesca dell’Unione Europea.
L’Italia ha fatto sapere che non intende adeguarsi. Piuttosto che i tagli, meglio la moratoria sull’esportazione, ha detto il sottosegretario alla Pesca Antonio Buonfiglio. L’Italia pochi mesi fa si è detta contraria anche alla moratoria.
Viene esportato il 90% del tonno rosso. La sensazione – fastidiosa – è che si possa vedere nel consumo nazionale, finora fermo al 10% appena, una valvola per compensare i tagli. E per far contenti i pescatori.
Il tonno rosso del Mediterraneo non è quello delle scatolette in vendita al supermercato, o lo è molto di rado. Di solito prende la strada del Giappone (e anche dei Paesi anglosassoni), dove viene consumato sotto forma di sushi e dove viene pagato cifre folli.
Fra il 1957 e il 2007 il tonno rosso è diminuito nel Mediterraneo del 74%; nell’Atlantico è diminuito dell’83% fra il 1970 e il 2007. Infatti si pescano esemplari sempre più piccoli.
Sulla base di questi dati, il Principato di Monaco ha proposto in estate di inserire il tonno rosso nell’elenco Cites delle specie minacciate di estinzione. Ne sarebbe vietato il commercio internazionale, e sarebbe permessa solo la pesca per il consumo interno. La decisione è attesa in marzo.
Anche a causa dell‘opposizione dell’Italia, l’Unione Europea non si è pronunciata sulla proposta del Principato di Monaco.
Ora l’Iccat ha stabilito di diminuire del 30% le quote pesca, di restringere la stagione di pesca a un solo mese (anzichè tre) e di dimezzare la flotta.
Associazioni ambientaliste dicono che non è sufficiente, e che i tonni potrebbero riprendersi solo grazie a un fermo pesca totale. Così ad esempio si è espresso in Inghilterra il Wwf. L’Unione Europea dovrà decidere sulla pesca al tonno entro il 15 dicembre.
L’Italia vuole “strade diverse” rispetto alla diminuzione della pesca del 30%. Cercherà una “posizione condivisa”, e se non la troverà non esclude “decisioni unilaterali” tipo un fermo retribuito per la pesca industriale o l’introduzione del tonno rosso nell’elenco Cites, così che venga fatta salva senza restrizioni la pesca per il consumo interno.
Ma, dicevo, il 90% del tonno rosso viene esportato. Come si può pensare che il residuo 10% sia in grado di compensare i tagli all’intero settore? La fantasia può scatenarsi…
Sull’Independent l’Iccat taglia del 30% le quote pesca del tonno rosso del mediterraneo e dell’Atlantico
Sull’Ansa l’Italia non intende recepire i tagli alla pesca del tonno rosso
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