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Conferenza di Copehagen, la reale consistenza dei tagli alle emissioni annunciate dai maggiori Paesi

8 dicembre 2009 0 commenti

emissioniQuale è la reale consistenza dei tagli alle emissioni di anidride carbonica (il principale gas dell’effetto serra) che i Paesi più importanti sembrano disposti ad accettare nel corso della conferenza sul clima di Copenhagen?

I media trasudano speranza. Lasciano capire che è possibile un accordo di portata storica per contrastare i cambiamenti climatici. In realtà il bicchiere è, nella migliore delle ipotesi, mezzo pieno: e io vi mostro la metà vuota.

In alcuni casi i tagli annunciati sono legati a un’equazione con un’incognita, l’andamento dell’economia. In altri sono a conti fatti irrisori. In altri ancora sono solo appunto annunci. Promesse: non una legge approvata o in corso d’approvazione. Un’unica eccezione, l’Unione Europea.

Breve riassunto delle puntate precedenti. Il punto fondamentale è riuscire ad evitare nei prossimi decenni un riscaldamento globale superiore ai 2 gradi: il limite, dicono gli scienziati, oltre il quale i cambiamenti sarebbero ingestibili.

Quegli stessi 2 gradi in più sembrano ormai inevitabili. Ora siamo a +0,7 rispetto al 1906: e le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti.

Nel rapporto “Copenhagen diagnosis” di poche settimane fa, gli scienziati dicono che consistenti tagli alle emissioni di anidride carbonica devono avvenire entro 5-10 anni. Se anche solo le emissioni si stabilizzassero invece di continuare ad aumentare, nel giro di soli vent’anni entrerebbe nell’atmosfera anidride carbonica sufficiente a far arrivare le temperature oltre i fatidici due gradi.

Diminuire le emissioni significa in sostanza diminuire l’uso di energia: perlomeno di quella derivante da fonti fossili, che è la più diffusa. Mica uno scherzo per economia, Pil, modo di vivere e tutto il resto.

La generalità dei tagli alle emissioni annunciati in occasione della conferenza di Copenhagen ha come scadenza il 2020, senza fissare tappe intermedie. Cioè si concretizzerà, se tutto va bene, in quello che secondo gli scienziati è proprio l’ultimo, ultimissimo minuto.

Cina e Stati Uniti, da soli, sono i responsabili di quasi la metà delle emissioni mondiali. Qui l’andamento storico delle emissioni in tutti i Paesi, sia come valori assoluti sia come emissioni pro capite. Cominciamo quindi da ciò che questi due Paesi si dicono disposti a fare.

I tagli promessi dalla Cina dipendono da un’equazione con un’incognita. Si impegna a diminuire del 40-45% le sue emissioni di anidride carbonica per ogni unità di prodotto interno lordo. I tagli saranno calcolati rispetto al 2005. E’ un impegno interno, non soggetto a controlli internazionali.

Se il Pil cinese tornerà a crescere ai ritmi pre-crisi economica, i tagli non avverranno.

Assolutamente irrisori sono in realtà i tagli annunciati dagli Stati Uniti. La legge sulle emissioni è in corso di discussione e non è ancora stata approvata. Nella versione attuale promette tagli del 17-20% rispetto al 2005. Però gran parte dei tagli è sostituibile in realtà con operazioni finanziarie. La diminuzione effettiva si arresterebbe, pare, al 3-4%.

Come la Cina, anche l’India è disposta a diminuire le emissioni per unità di prodotto interno lordo. Nel suo caso, del 20-25% . Si tratta sempre di tagli calcolati in base a un’equazione dove la crescita economica è l’incognita che potrebbe vanificarli. No a controlli internazionali.

Solo l’Unione Europea ha già preso provvedimenti che la impegnano a diminuire le emissioni del 20% rispetto ai livelli 1990. Se anche altri Paesi accetteranno diminuzioni consistenti, ora è disposta ad arrivare al 30% di tagli.

Completano l’elenco dei “grandi emettitori” Giappone, Russia e Canada. Quest’ultimo potrebbe prendere in considerazione provvedimenti analoghi a quelli degli Usa. Cioè risibili.

Giappone e Russia sono disposti a tagliare del 25% le emissioni entro il 2020. Il Giappone, solo se gli altri accetteranno tagli ambizioni. La Russia ridurrà le sue emissioni rispetto ai livelli del 1990: erano in funzione le industrie sovietiche, responsabili di emissioni altissime.

Ultima cosa, per completare la contemplazione della parte mezzo vuota del bicchiere. In attesa che quanti hanno promesso tagli avviino l’iter per tradurli in leggi concrete, l’Australia – il Paese con le maggiori emissioni pro capite – non è riuscita ad approvare la sua legge sul clima che pure sembrava ormai cosa fatta.

Da Reuters Conferenza di Copenhaghen, i tagli annunciati da India, Giappone, Canada, Russia.

Da Zeroemission Australia, naufraga la legge su clima ed emissioni

Foto Flickr

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