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Conferenza sul clima di Copenhagen, il fallimento. Non una parola sulla riduzione delle emissioni

19 dicembre 2009 0 commenti

great_dictator_globe_sceneLa conferenza sul clima di Copenhagen appena terminata è stata un fallimento. Non ha partorito una sola parola messa nero su bianco a proposito di riduzione delle emissioni di gas serra. Non una sola parola, capito! Hanno solo pacioccato col globo, come Charlie Chaplin ne Il grande dittatore.

Peggio ancora, la conferenza ha partorito menzogne. C’è stata un’intesa di massima per mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2 gradi. Sarebbe stato impossibile anche se avessero deciso modeste riduzioni delle emissioni.

Il vertice sul clima di Copenhagen è durato 11 giorni ed è finito al tempi supplementari, nel senso che le trattative sono proseguite per oltre 21 ore oltre il termine previsto. Senza concludere nulla. Non è stato approvato neanche uno straccio del più infimo accordo. Solo una “presa d’atto”.

Per approvare qualsiasi cosa, era necessaria l’unanimità dei delegati inviati alla conferenza di Copenhagen. Stati come le isole Tovalu, minacciate dall’innalzamento dei mari legato all’aumento delle temperature, hanno puntato i piedi. Si sono rifiutati di approvare qualsiasi cosa che non fosse un minimo degna.

Così l’assemblea ha semplicemente preso atto dei punti su cui si sono accordati Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Sudafrica.

Si tratta di un accordo finanziario per aiutare i Paesi poveri, i più indifesi di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici: 30 miliardi di dollari per il 2010-2012 e 100 miliardi all’anno dal 2020 in poi.

Non una parola, dicevo, sul taglio delle emissioni di gas serra. Non sono finite nero su bianco neanche le riduzioni che vari Paesi erano disposti ad effettuare.

E poi c’è la menzogna. L’accordo comprende la volontà politica di contenere entro un limite massimo di due gradi l’aumento delle temperature. Balle: l’ho già scritto.

In un documento non ufficiale dell’Onu, quando le cose sembravano ancora volgere verso riduzioni moderate delle emissioni, si calcolavano addirittura 3 gradi di aumento delle temperature. Figuriamoci senza tagli.

Sottolineo che due o tre gradi in più di temperatura media planetaria non vogliono semplicemente dire che ciascuno di noi farà i conti con un clima di due o tre gradi più caldo rispetto a quello cui è abituato. Ad esempio, cambierà la distribuzione delle piogge – siccità ed alluvioni – si ridurranno i ghiacciai che alimentano i grandi fiumi, aumenterà il livello dei mari, che inghiottiranno piccoli atolli e zone costiere fittamente popolate. Pensate a Venezia, per dire.

Deduco che ai grandi della Terra riuniti a Copenhagen non importo una fava di ciò che sarà il nostro futuro. Avete presente Charlie Chaplin – un mito – ne Il grande dittatore? Ecco, hanno pacioccato anche loro col globo.



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