Ricerca con frode: condannato
L’attività del ricercatore sudcoreano Hwang Woo Suk, già al centro di critiche per aver clonato il cane “Snuppy”, il primo della storia,è nuovamente sotto accusa:un tribunale sudcoreano – secondo quanto riferisce la Bbc online – lo avrebbe condannato per frode in relazione alle sue ricerche sulle cellule staminali. La sentenza e l’entità della pena saranno rese note nei prossimi giorni.
Hwang, 56 anni,aveva aperto grandi speranze con le sue ricerche, soprattutto per i malati del morbo di Alzheimer. Ma, nel 2005, l’Università statale di Seul scoprì che i due rapporti pubblicati dalla rivista americana “Science” erano stati falsificati. I due lavori “smascherati” da una Commissione indipendente, sono rispettivamente un rapporto del 2004 sulla produzione delle prime cellule staminali embrionali per la ricerca e un altro documento del 2005 sulla produzione delle prime cellule staminali embrionali su misura.In realtà, secondo quanto ha riferito ai giornalisti Chun Myung-see, capo della Commissione: “il team di Hwang non aveva i dati per le linee di cellule staminali nel rapporto del 2004, ma li ha inventati”. Il lavoro pubblicato nel 2005, relativo alle cellule staminali su misura, aveva suscitato grandi speranze per la possibilità di utilizzare in futuro tessuti specifici, creati per i singoli pazienti, per curare malattie gravi come il morbo di Parkinson. Ma secondo la Commissione, Hwang non era in possesso della tecnologia per creare cellule staminali umane clonate “su misura”, identiche geneticamente a quelle di pazienti afflitti da malattie ritenute finora incurabili, quindi non esisterebbe alcuna base scintifica sul fatto che siano state prodotte.
Autentica invece, ma quantomeno discutibile,la clonazione del primo cane della storia, “Snuppy”. Altrettanto discutibile lo sperpero di denaro e di tempo per ottenere tessuti di mammut e clonare questa specie estinta.
Prima di definire certi esperimenti “un successo”, sarebbe opportuno verificarne la fondatezza, la scientificità e l’effettiva utilità per i malati. I ricercatori dovrebbero rivelare anche gli orrori dei loro insuccessi e spiegarci quali e quanti interessi economici alimentano ricerche come quelle sulla clonazione. Basti pensare che dopo la nascita di Snuppy, non sono mancate richieste di clonazione su commissione,aberranti sia sul piano etico che scientifico:la signora B.M. avrebbe speso ben 50mila dollari per far nascere cinque cani-copia del suo pit bull deceduto.
Queste esperienze insegnano che la ricerca deve avere un’etica oltre che rigore scientifico. Ma l’utilizzo di animali nella ricerca di cure per malattie umane è un errore metodologico talmente macroscopico – a causa della estrema variabilità genetica degli esseri viventi e delle diverse cause e contesti che possono generare le malattie, non riproducibili fedelmente in laboratorio – da produrre risultati scientificamente non attendibili e persino fuorvianti.
Gli esperimenti di clonazione hanno un elevatissimo indice di fallimento e, come altri esperimenti condotti su animali, possono comportare gravi sofferenze per gli animali: Dolly, la prima pecora clonata, è poi morta perché affetta da varie patologie. L’altro cane nato insieme a Snuppy è morto dopo 22 giorni per polmonite.Per ottenere i due cuccoli clonati, un totale di ben 1.095 embrioni ricostruiti sono stati impiantati in 123 madri surrogate, con un tasso di efficienza di appena l’1,6%!
Uno studio – basato su dati INFIGEN, una delle multinazionali clonatrici, e su studi di Atsuo Ogura del National Institute of Infectious Diseases di Tokyo – pubblicato anche dalla testata inglese New Scientist, rivela che il 75% degli embrioni animali clonati muore entro i primi due mesi di gravidanza, il 25% nasce morto o con deformità incompatibili con la vita. Da 100 cellule di partenze mediamente una sola diverrà un animale “adulto e sano”. Gli individui malformati vengono soppressi alla nascita oppure eutanasizzati dopo aver sofferto per un’imprevista malattia.
Per fare in modo che la ricerca scietifica torni ad essere davvero utile ai malati, evitando sprchi di vite, di tempo e di risorse economiche, è indispensabile che ogni nazione investa maggiori risorse in favore dei metodi alternativi alla sperimentazione animale (LAV).