Scavi di Pompei: un progetto per i randagi
Arte e cultura si prendono cura dei randagi: accade nella celebre area archeologica di Pompei, dove è stato avviato il progetto “(C)Ave Canem”
per la cura e la tutela dei randagi, su iniziativa del Commissario Delegato Marcello Fiori, insieme a LAV, Enpa e Lega Nazionale Difesa del Cane e con il sostegno del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali.
La prima fase del progetto è già stata avviata e prevede la realizzazione dell’anagrafe dei circa 40 cani presenti nell’area archeologica: i cani vengono dotati di microchip, collare e medaglietta di riconoscimento. Tutti i randagi saranno curati, sterilizzati e troveranno rifugio e cibo in aree adeguatamente attrezzate con cucce, allestite all’interno degli scavi e appositamente segnalate. Completata questa fase, si cercherà per loro una famiglia adottiva. Sul sito www.pompeiisites.org si possono conoscere i cani da adottare: Meleagro, Menade, Odone, Poliabia e tanti altri.
Il progetto vuole creare le condizioni per una serena e corretta convivenza con i cani presenti negli Scavi, in attesa della loro adozione, e richiamare i visitatori al rispetto degli animali – anche attraverso materiale informativo che sarà messo a disposizione dei turisti – nello spirito della tradizione di Pompei.
I cani, infatti, sono da sempre i benvenuti nell’antica città di Pompei, come testimoniano i numerosi reperti del sito. Non a caso l’iniziativa è stata presentata nella casa del Poeta Tragico, al cui ingresso è visibile il famoso mosaico “Cave Canem” (“attenti al cane”), tipico anche di altre abitazioni pompeiane: un avvertimento ricordato anche nelle fonti letterarie, come nel Satyricôn di Petronio, in cui il protagonista viene spaventato a morte dal grande cane dipinto.