Cambiamento climatico: la soluzione è servita (nel piatto)
C’è grande attesa per la Conferenza Internazionale sui Cambiamenti Climatici che avrà luogo a Copenaghen dal 7 al 19 dicembre, a causa dei seri danni ambientali, sanitari, produttivi e umani, che il cambiamento climatico in atto può provocare se l’aumento della temperatura terrestre dovesse continuare.
La temperatura media terrestre, infatti, negli ultimi 50 anni è aumentata di quasi 1° C ed è responsabile dello scioglimento di molti ghiacci, dell’innalzamento del livello del mare, di esondazioni e violente tempeste, della progressiva desertificazione di vaste aree e di altri danni.
L’aumento della temperatura è provocato dai cosiddetti “gas serra” – anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ossido di azoto (NO2) e clorofluorocarburi (CFC) – che, per le loro caratteristiche chimico-fisiche sono in grado di intrappolare calore nell’atmosfera.
Gli allevamenti intensivi possono essere considerati tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale, perché causano l’emissione nell’atmosfera del 51% dei gas serra: soprattutto di anidride carbonica, metano e protossido d’azoto. Questo avviene sia direttamente, attraverso la produzione di metano in seguito ai processi digestivi dei ruminanti e all’evaporazione dei composti presenti nel letame (il 72% del totale derivante da attività umane), che indirettamente, con la distruzione delle foreste.
Il 70% delle aree deforestate in Amazzonia sono occupate da pascoli, il resto da coltivazione di foraggio (Rapporto FAO Livestock’s long shadow): se consideriamo che nel 2005 l’importazione nell’UE di carni bovine dal Brasile era di oltre il 64% (circa 340.000 tonnellate) del totale delle carni bovine importate, risulta evidente come l’Unione Europea contribuisca attraverso i propri consumi di carne, seppur indirettamente, alla deforestazione dell’Amazzonia, con tutte le nefaste conseguenze ambientali.
Orientare i propri consumi su carne di allevamenti locali non può costituire una soluzione: uno studio dell’Università di Oxford dimostra, infatti, che quello che si può risparmiare in termini di gas serra mangiando esclusivamente prodotti locali (anche vegetali) è inferiore a quanto può essere risparmiato sostituendo carne e pesce con cibi vegetali una sola volta a settimana.
In attesa che dalla Conferenza di Copenaghen o da altri vertici internazionali emergano soluzioni tempestive ed efficaci, ciascuno di noi può diventare il “deus ex machina” di questo problema ed intervenire in modo risolutivo iniziando a preferire un’alimentazione davvero “sostenibile” per il Pianeta, cioè priva di ingredienti animali. Dalle nostre scelte alimentari quotidiane può nascere, subito, quel cambiamento positivo che nessun vertice governativo probabilmente avrà il coraggio di decidere.
Per mettere in pratica questa soluzione e avvicinarsi, anche gradualmente, alla scelta vegetariana potete navigare su www.cambiamenu.it dove troverete informazioni, consigli, ricette e lo “starter kit”: la guida pratica realizzata dalla LAV sull’alimentazione priva di ingredienti animali. Sabato 5, domenica 6 e martedì 8 dicembre “Cambia menu” sarà anche in centinaia di piazze italiane per sensibilizzare cittadini e istituzioni.
Per approfondire il tema del cambiamento climatico, è disponibile su www.lav.it il dossier LAV “Cambiamento climatico e allevamenti intensivi”.