Le uova non sono tutte uguali
Le uova non sono tutte uguali: le differenzia il sistema d’allevamento riservato alle galline; e l’allevamento nelle gabbie convenzionali di batteria, che l’UE ha messo al bando con inizio dal 2012, è tra più intensivi e innaturali per gli animali, ma purtroppo ancora largamente dominante nel nostro Paese (l’80% in Italia e il 68% nell’Unione Europea). Scegliere di acquistare uova di galline non allevate in gabbia spesso non è facile o immediato: un’indagine svolta dalla LAV su 17 confezioni di uova di galline allevate nelle gabbie di batteria, in vendita presso grandi supermercati di Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari, ha rivelato la presenza di informazioni ambiegue.
Scritte fuorvianti, a volte poco leggibili perché riportate con carattere molto piccolo o seminascoste, e perfino immagini bucoliche non corrispondenti alla realtà dell’allevamento intensivo nelle gabbie di batteria.
La normativa in materia di etichettatura delle uova obbliga ad apporre sulle confezioni di uova “sulla superficie esterna, in caratteri facilmente visibili e chiaramente leggibili, l’indicazione del metodo di allevamento”, specificando: “uova da agricoltura biologica” oppure “uova da allevamento all’aperto” o “uova da allevamento a terra” oppure “uova da allevamento in gabbia”. Ma non sempre queste indicazioni sono facilmente visibili.
Il problema era già stato segnalato dalla LAV nel 2008 e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato intimò a gran parte delle aziende contestate, di correggere l’etichettatura rendendola conforme alla normativa e in modo da indicare correttamente il sistema di allevamento sulle confezioni di uova. Ora la LAV tornerà a chiedere l’intervento del Garante e anche del Ministero delle Politiche Agricole perché si faccia promotore di un’azione normativa integrativa, al fine di garantire un’etichettatura delle uova aderente alla realtà della produzione e del sistema di allevamento.
Questa mancanza di trasparenza nell’etichettatura di un prodotto peraltro largamente consumato (circa 220 uova il consumo medio procapite annuo in UE), può costituire un freno all’applicazione della Direttiva Europea n.74/1999 che introdurrà il divieto delle gabbie di batteria convenzionali a partire dal 2012 e quindi un freno alla riconversione verso sistemi d’allevamento non in gabbia in Italia. Questo mentre una buona parte dell’industria alimentare europea non solo ha già iniziato ad adeguarsi alla normativa che scatterà dal 2012, ma è andata oltre e non utilizza o non commercializza più uova da allevamento in gabbia o ha già assunto questo impegno: si tratta di molti grandi gruppi della distribuzione alimentare in Olanda, Belgio, Austria, Francia e Regno Unito, come Rewe (la 4° maggiore catena di distribuzione in Europa).
Le uova da allevamento biologico o all’aperto sono da preferire perché provengono da sistemi più attenti al benessere animale. Inoltre alcuni studi (British Journal of Nutrition, Pennsylvania State University, Mother Earth News) avrebbero dimostrato che le uova da allevamento biologico o all’aperto sarebbero più ricche di omega 3, vitamine A, E, D, B12, beta carotene, acido folico e conterrebbero meno colesterolo di quelle in gabbia.
Per informare i cittadini, sabato 13 e domenica 14 marzo la LAV organizzerà tavoli informativi in 350 piazze d’Italia e distribuirà la guida-pratica “Le uova non sono tutte uguali”.