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Il mercato della salute tra efficacia dei farmaci e test su animali

6 maggio 2010 0 commenti

AT - 16 Rabbit 2 (1)Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) gli eventi avversi da farmaci sono praticamente raddoppiati tra il 2006 e il 2008, passando da 108 segnalazioni per milione di abitanti a 196, con un trend in aumento anche nel 2009.

Un dato allarmante agli occhi dei malati che confidano nella sempre più vasta offerta di farmaci, un problema che s’intreccia inevitabilmente con la battaglia della LAV in favore di metodi di ricerca sostitutivi all’utilizzo di animali: solo in Italia sono circa un milione, ogni anno, gli animali sottoposti ad esperimenti, discutibili sul piano scientifico ed etico.

Secondo l’industria farmaceutica (1), solo un candidato farmaco su cinquemila raggiunge il mercato, uno su mille sopravvive ai test preclinici (su animali), e, tra i selezionati, solo uno su cinque passa i test clinici (sull’uomo).

Non solo,qualche tempo fa Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche M.Negri, dichiarò che su circa 8.500 farmaci disponibili sul mercato nazionale solo 100 sarebbero efficaci.

Questi dati, da soli, basterebbero a insinuare più di un dubbio sull’efficacia della ricerca condotta su animali. I test su animali si rivelano non predittivi per l’uomo, fallendo nel loro intento di predire il risultato sugli umani il 99,7% delle volte (2), portando a conclusioni sbagliate e spesso pericolose.

L’errore della fase pre-clinica viene riportato e amplificato in fase clinica, con il risultato che il 90% dei farmaci non supera le prove sui volontari, che mostrano effetti avversi che nei test su animali non erano stati rilevati.

Ma la realtà è ancora più complessa e comprende anche il mercato dei farmaci “doppioni di altri” e il mercato delle “non malattie”: un resoconto del Reuters Business Insight (per dirigenti delle case farmaceutiche) afferma che “la capacità di creare nuovi mercati per le malattie” sta fruttando innumerevoli miliardi grazie al notevole incremento nelle vendite dei farmaci. Una delle strategie di vendita consisterebbe nel trasformare “processi naturali” in patologie mediche: e così la timidezza diventa sintomo di fobia sociale, il fisiologico cambiamento dell’organismo diventa una malattia da deficienza ormonale chiamata menopausa, la tensione premestruale una malattia mentale chiamata sindrome premestruale, la distrazione diventerebbe un disturbo da deficit d’attenzione; una cattiva alimentazione, un disturbo cronico chiamato colesterolo alto. E gli esperti che lanciano allarmi su alcuni disturbi, non sempre sarebbero indipendenti dalle case farmaceutiche.

La salute più che un mercato è un diritto e per garantirlo la ricerca farmaceutica dovrebbe porsi dei parametri scientifici ed etici più rigorosi, a cominciare dal ricorso ai metodi sperimentali alternativi ai test su animali, scientificamente fondati, efficaci ed etici.

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(1) Report annuale dell’associazione dell’industria, Pharmaceutical Research and Manufacturers of America, “Pharmaceutical Industry Profile 2002” (www.phrma.org)

(2) 2005 – Lindl et al. ALTEX22(3):143-151