Animali negli zoo: che vita è?
Il celebre orso Knut dello zoo di Berlino soffrirebbe di gravi “disturbi caratteriali” secondo un’indagine svolta dalla Peta (People for the ethical treatment of animals). Il suo comportamento sarebbe peggiorato negli ultimi anni.
Frank Albrecht e Edmund Haferbeck, due esperti della Peta, per due anni hanno studiato tutti gli orsi polari che vivono negli zoo della Germania. Gli animali sono stati filmati, fotografati ed i loro comportamenti sono stati studiati attentamente.
“Su 34 orsi presi in esame, 27 hanno mostrato disturbi caratteriali”, ha commentato Albrecht: “Nel caso di Knut, i sintomi sono di gran lunga più intensi rispetto a quelli di altri orsi”, ha aggiunto. In particolare, i ricercatori hanno spiegato che in genere gli orsi copiano il comportamento della madre, mentre Knut tende a copiare il comportamento dei visitatori dello zoo, ad esempio facendo loro dei cenni con le zampe, come se li volesse salutare. Inoltre, l’orso soffre di un tic molto pronunciato, che lo spinge a mostrare la lingua fino a 200-300 volte al giorno. Spesso, poi, Knut sbatte la testa contro il vetro del recinto e ha paura dell’orsa polare Gianna, che vive con lui nello zoo. Il direttore dello zoo, Heiner Kloes, ha respinto le critiche, ma l’organizzazione Peta è decisa ad andare fino in fondo e minaccia di sporgere denuncia.
Ma non è necessario andare fino a Berlino per scoprire che gli animali reclusi negli zoo soffrono: in Italia gli esempi non mancano, come denuncia da sempre la LAV. Se guardati con occhio attento, gli animali degli zoo denunciano le loro condizioni alienanti di vita. Rinchiusi tra sbarre, sdraiati sul cemento o costretti tra le pozze d’acqua artificiali, le rocce e gli scenari bucolici degli exibit volti a creare, nel visitatore più che nell’animale, l’illusione di habitat naturali; in climi spesso assai diversi da quelli del loro luogo d’origine.
Gli animali manifestano di frequente sintomi di alterazione del comportamento e disagi fisici come:
– problemi circolatori e metabolici spesso legati all’obesità conseguente allo scarso movimento ;
– piaghe da decubito e problemi di natura psicofisica, come gli atti di autolesionismo o ingiustificata aggressività nei confronti dei consimili;
– apatia, ipereccitazione o comportamenti innaturali, ripetitivi o ri-diretti (ovvero non indirizzati al loro scopo naturale).
Gli zoo, per rispondere anticipatamente alle osservazioni dei visitatori che notano particolari atteggiamenti anomali degli animali, forniscono una loro spiegazione. In una pubblicazione del Giardino Zoologico/Bioparco di Roma alla domanda “Molti animali sembrano tristi e annoiati, perché?” si risponde: Molto spesso tendiamo ad umanizzare troppo gli animali dando un giudizio sul loro stato di benessere del tutto sbagliato. L’attività di un animale viene influenzata da molti fattori come il clima o la competizione con altre specie. I felini, tanto per far un esempio, prediligono le ore notturne per svolgere le loro attività di caccia e anche in natura è comune vederli riposare durante il giorno in modo quasi “annoiato”.
Il presidente dell’Associazione Culturale Veterinaria di Salute Pubblica, Dott. Enrico Moriconi, spiega invece che: “Anche nel caso in cui i giardini zoologici dilatino gli spazi e sostituiscano le recinzioni con fossati invalicabili, rimane molto dubbio il fatto che riescano a garantire un ambiente adeguato agli animali. Proprio perché il comportamento è strettamente dipendente dall’ambiente naturale, se questo non è garantito non lo è neanche il comportamento. La valutazione etologica delle condizioni di vita degli animali presenti nelle strutture, sulla base delle conoscenza scientifiche, non può che essere quella di una condizione di malessere degli animali oggettivamente verificabile dall’osservazione del comportamento”.