Foche: in vigore divieto UE di commercio prodotti derivati
Venerdì 20 agosto entra in vigore il Regolamento UE 1007/2009 che ha definitivamente messo al bando in tutto il territorio dell’Unione Europea il commercio dei prodotti derivati dall’uccisione delle foche. Lo comunica la LAV chiedendo al Vice Ministro Adolfo Urso per lo Sviluppo Economico di disporre tempestivi e accurati controlli sulle merci in ingresso e in uscita dall’Italia.
Il legislatore comunitario ha riconosciuto che: “Le foche sono esseri senzienti che possono provare dolore, angoscia, paura e altre forme di sofferenza” e quindi, rilevando che: “La caccia alle foche ha suscitato vive preoccupazioni presso il pubblico e i governi sensibili al benessere degli animali (…)”, al fine di: “(…) eliminare gli ostacoli al funzionamento del mercato interno mediante l’armonizzazione a livello comunitario dei divieti nazionali (…)” ha disposto il divieto di qualsiasi attività con finalità commerciali che abbiano come oggetto di lucro prodotti derivati dall’uccisione delle foche.
Il Regolamento UE 1007/09 – evidenzia la LAV – costituisce il secondo caso in cui la legislazione comunitaria ha superato i vincoli imposti dalle regole dettate dal mercato internazionale, facendo di scelte etiche nei confronti degli animali e a tutela dei consumatori, un motivo necessario e sufficiente a bandire un intero commercio. Il primo caso fu l’analogo Regolamento 1523/2007 che ha bandito il commercio di pellicce di cani e gatti, utilizzate per guarnire giacconi, accessori e altri prodotti ed immesse clandestinamente sul mercato europeo e italiano grazie a diciture fuorvianti.
La caccia commerciale alle foche è regolarmente praticata in Russia, Groenlandia, Norvegia e Islanda ma è soprattutto in Canada dove avviene il maggior massacro di mammiferi marini (in media 200.000 l’anno, prevalentemente cuccioli tra le 2 e le 12 settimane di vita). Prima dell’approvazione del bando europeo, il Canada esportava il 32% dei prodotti derivanti dalla foca verso gli Stati membri dell’UE.
L’Unione Europea limita l’immissione sul mercato dei prodotti derivati dalle foche, solo se provenienti da attività di caccia praticate da comunità Inuit o altre popolazioni indigene per il proprio sostentamento o in conseguenza di specifici piani di gestione delle risorse marine. Tali deroghe al bando generale, che non devono costituire scopo di lucro, devono essere certificate da un organo terzo riconosciuto dalla Commissione UE che rilascia documentazione attestante la tracciabilità dei singoli prodotti (Reg.UE 737/2010 del 10 agosto 2010 recante modalità di applicazione del Reg. UE 1007/2009).
In Europa, la caccia commerciale delle foche (e la commercializzazione dei prodotti che ne derivano) è quindi ufficialmente bandita.
Ma quali sono i prodotti di foca finalmente vietati? Già nel testo del Regolamento, si indica che le foche sono cacciate per fabbricare prodotti e articoli, quali carne, olio, grasso, organi, pelli per pellicceria e articoli derivati, inclusi prodotti vari come le capsule di Omega 3 (in vendita da 10 anni in Canada, Europa e Asia).
Alternative cruelty-free ai prodotti di foca sono facilmente reperibili e sono sempre consigliate dalla LAV: per esempio, è molto più semplice assumere la corretta dose giornaliera di acidi grassi essenziali Omega3 da fonti vegetali (l’olio di lino ne contiene 57g/100g di alimento, i semi di lino 17g/100, le noci 6,2g/100 ecc…) anziché da alimenti di origine animale (0,5-2g/100g il contenuto di Omega 3 nel pesce). Inoltre, in alternativa a pellicce, pelli o anche grasso, olio di foca o carne, ormai il mercato offre innumerevoli prodotti non di origine animale.
“L’Italia in passato ha rivestito un ruolo purtroppo primario nel mercato internazionale, in qualità di Paese maggior trasformatore di prodotti di foca, con importazioni ed esportazioni per milioni di euro – dichiara Simone Pavesi, responsabile nazionale LAV settore pellicce – Per questo chiediamo al Vice-Ministro per lo Sviluppo Economico, On. Adolfo Urso, di predisporre e attuare subito uno specifico piano di controlli presso le dogane sulle merci in entrata ed uscita dal nostro Paese al fine contrastare possibili violazioni alla normativa europea”.
I dati forniti dal nostro Governo all’Eurostat Datashop di Berlino attestano che l’Italia è stata uno dei principali trasformatori al mondo di pellicce di foca: tra il 2002 e il 2005, è registrato un import (da Canada, Danimarca, Groenlandia) di 8,4 milioni di euro e un export di 16,2 milioni di euro.
Il fenomeno della caccia alle foche è stato oggetto di accese contestazioni da parte dell’opinione pubblica, e numerose sono state le campagne delle associazioni animaliste avviate negli ultimi 40anni per denunciare questa barbarie.
Nel 2004 e nel 2005 la LAV colse la richiesta di sostegno dell’International Fund for Animal Welfare, recandosi con una propria delegazione in Canada al fine di essere testimone, insieme ad alcuni giornalisti di testate nazionali, della crudeltà con cui sono legalmente sterminate le foche.
Oggi, grazie al lavoro svolto dalla LAV, l’Italia è stato il primo Paese in Europa a mettere al bando questo commercio e il primo Paese ad adottare il sistema sanzionatorio per le violazioni al regolamento comunitario. Produzione, commercio, importazione ed esportazione di prodotti di foca sono già sanzionati in Italia dalla Legge 189 del 2004 contro il maltrattamento degli animali (modificata, su proposta della LAV, con la recente Legge comunitaria del 2009), che dispone l’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro, oltre alle sanzioni accessorie quali la sospensione della licenza da tre mesi a un anno e, in caso di reiterazione, il ritiro della stessa.
Il mercato della pelliccia di foca varia notevolmente di anno in anno anche a causa delle condizioni climatiche: l’inverno caldo dell’ultima stagione di caccia ha drasticamente ridotto il ghiaccio e molti cuccioli, incapaci di nuotare, sono morti annegati o perché predati da altri animali. Nel 2006 la caccia alle foche ha fruttato 33 milioni di dollari canadesi, con un prezzo di 97 dollari a pelliccia; nel 2007, 12 milioni (il valore della singola pelliccia è sceso a 55 dollari), nel 2008 il prezzo è sceso a 33 dollari ed oggi, grazie al bando UE il valore della pelliccia si aggira intorno agli 8 dollari.
Tuttavia, per aggirare il bando europeo, il Governo canadese sta orientando il mercato dei prodotti di foca verso altri paesi come la Cina e la Russia.
Oggi la LAV è quindi impegnata in nuove azioni per convincere il Governo Canadese a bandire una volta per tutte la caccia alla foche. L’andamento del mercato dei prodotti di foca dimostra che un mercato, per essere sostenibile e durevole, deve essere anche rispettoso degli animali; un esempio è quanto sta avvenendo in Namibia, dove si sta sviluppando il seal-watching: i turisti potranno sostenere l’economia locale e migliaia di animali avranno così salva la vita.