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Tutti i danni della caccia

1 settembre 2010 0 commenti

La caccia non è più un fenomeno di massa, ma costituisce ancora una causa, grave e consistente, di distruzione della natura e di massacro degli animali. Benché il numero dei praticanti sia costantemente in diminuzione, il loro impatto è ancora altissimo. Nel corso degli ultimi 20 anni il numero di cacciatori si è dimezzato passando da 1.500.986 (1988) a 751.876 del 2007 (Istat). La Toscana conta il maggior numero di doppiette (112.571) e, in generale, è il centro-nord del Paese ad ospitare circa il 70% dei cacciatori italiani.

Sebbene i cacciatori italiani siano sempre più esigui, la densità venatoria (esprime il numero di cacciatori ogni 1.000 ettari di territorio) non è diminuita in modo significativo e negli anni 2000-2007 si è mantenuta costante sul valore di 40-42, a fronte di 57,25 nel 1988. Ciò significa che, sebbene la popolazione dei cacciatori sia in netta diminuzione, la loro pressione sugli animali è aumentata a causa della costante erosione di territorio causata dalle attività di urbanizzazione.
Sconfortante il dato sulla vigilanza venatoria, ovvero il numero di cacciatori che deve essere controllato da ogni agente della polizia provinciale: 246 cacciatori nel 2000, 260 cacciatori nel 2007; poiché una pattuglia di agenti è composta da due persone, vuol dire che ogni pattuglia deve controllare ben 520 cacciatori!

La caccia, oltre alla strage di milioni di animali, provoca: l’estinzione generale o locale di alcune specie e la rarefazione di altre; l’alterazione degli equilibri ecologici naturali;la diffusione di malattie come il saturnismo (avvelenamento da piombo degli uccelli che ingeriscono i pallini) e gravi sofferenze agli animali feriti; incidenti con perdite anche di vite umane.

Tra le violazioni di legge commesse più di frequente dai cacciatori: abbattimento di fauna non cacciabile, caccia con modalità diversa da quella prevista (es. mezzi non consentiti), caccia in ATC diversa da quella di residenza venatoria, caccia a distanza da abitazioni, strade o luoghi di lavoro, inferiore a quella prevista dalla legge, caccia con documenti non in regola, caccia con utilizzo del cane da riporto (non ammesso nelle giornate di preapertura). Nel 2008, secondo i dati diffusi dal Corpo Forestale dello Stato, i reati a danno della fauna selvatica autoctona (caccia, antibracconaggio e tassidermia) sono stati 1.136 (+ 0,4%) e 2.717 (-13,9%) gli illeciti amministrativi effettuati in base alla legge sulla caccia e antibracconaggio.

La nostra legge sulla protezione della fauna selvatica (legge 157/92) presenta in particolare alcune criticità e le sanzioni in caso di violazioni sono irrisorie: la possibilità dei cacciatori di invadere i fondi privati contro la volontà del proprietario, la possibilità di fare strage di cuccioli e di femmine che covano, l’assenza di limiti fissi agli animali che ogni anno possono essere purtroppo sterminati.

La regolamentazione sulla caccia rientra prevalentemente nella competenza delle Regioni che, demolendo i pochi limiti imposti dalla legge nazionale, approvano norme spesso filovenatorie, a causa delle quali l’Italia è già stata condannata ben cinque volte dalla Corte di Giustizia Europea, l’ultima volta nel luglio scorso per aver violato le norme che proteggono gli uccelli migratori.

Per dire di No alla caccia e far sentire la voce della stragrande maggioranza degli italiani che non condividono questa carneficina, sabato 18 settembre, alla vigilia dell’apertura generale della stagione venatoria, la LAV organizza una manifestazione a Venezia: appuntamento a Campo San Geremia (ore 15:30). Per maggiori informazioni: www.lav.it