Scelta vegetariana poco garantita nelle mense scolastiche
Non tutti i Comuni italiani garantiscono l’opzione vegetariana nelle mense scolastiche, e quelli che la prevedono non la rendono nota, se non in rari casi. E’ quanto emerso da una ricerca promossa dalla LAV nell’ambito della campagna cambiamenu.it, insieme ad una raccolta di firme avviata per assicurare che i circa 6 milioni di vegetariani italiani godano di un trattamento equivalente a quello di tutti gli altri cittadini quando si siedono a tavola alla mensa scolastica o aziendale.
Il tema dell’alimentazione priva di ingredienti animali è di grande attualità per le forti implicazioni che l’industria alimentare della carne, con i suoi allevamenti intensivi, ha sulla salute del Pianeta (inquinamento, consumo di risorse preziose come l’acqua) e dei consumatori. Ma è importante anche sul piano etico, come ha ricordato anche ieri il medico oncoloco di fama internazionale Umberto Veronesi: “Non dobbiamo più uccidere gli animali per mangiarli, occorre recuperare una dimensione etica nel rapporto con gli animali e in questo ambito la caccia è un elemento importante”. Gli animali “si tutelano non uccidendoli – ha proseguito Veronesi, vegetariano da molti anni – non mangiando più carne si possono salvare”.
Secondo l’oncologo si deve operare un capovolgimento della cultura passando da quella “dell’aggressione a quella della non violenza” ed è un concetto che “vale per i rapporti interumani e per gli animali che sono più deboli, incapaci a difendersi e che sono semmai da tutelare e non da massacrare”.
Secondo la ricerca della LAV, l’opzione vegetariana è diffusa in 18 capoluoghi di Regione su 21 (comprese le Province autonome di Bolzano e Trento), ad eccezione di Perugia, Campobasso e Palermo. Le Amministrazioni che la propongono non la pubblicizzano e la modalità con cui va richiesta è discrezionale.
Rispetto alle modalità per fare richiesta del menu vegetariano, si va da situazioni in linea con quanto previsto nelle ‘Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica’, emanate dal ministero della Salute lo scorso maggio, che prevedono la semplice richiesta da parte dei genitori senza necessità di alcuna certificazione medica, a realtà come Parma e Cagliari, che non si sono adeguate alle Linee d’indirizzo, nelle quali è necessario presentare un certificato medico al pari di richieste per patologie e intolleranze alimentari, fino a situazioni-limite come quella del Comune di Ferrara in cui si chiede ai genitori di un bimbo vegetariano di sottoscrivere una assunzione di responsabilità nel caso di problemi di salute causati dai pasti vegetariani.
Facilitare la scelta vegetariana è anche un atto di rispetto per l’ambiente, considerato che un pasto vegetariano fa risparmiare quasi 2 kg CO2eq rispetto ad uno con carne, in linea con le normative sui cosiddetti ‘acquisti verdi’ nella Pubblica Amministrazione. E’ fondamentale, inoltre, che il personale di mensa sia informato adeguatamente sui menu vegetariani. Il Settore vegetarismo della LAV sta mettendo in atto iniziative per fare in modo che siano conosciuti e introdotti prodotti proteici a base di soia e legumi o ‘alternativi’, come il seitan (proteine estratte dal frumento). Nelle prossime settimane le sedi della LAV consegneranno le firme raccolte ai sindaci delle loro città, chiedendo di inserire l’opzione vegetariana o un impegno a migliorare l’offerta di menu vegetariani nelle mense pubbliche e private.