Allarme antibiotici, Aifa: boom di reazioni avverse. LAV: stop test su animali
L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) lancia l’allarme per il sovraconsumo di antibiotici, con la conseguenza di un possibile pericoloso aumento di reazioni avverse da farmaco (adr). I dati diffusi dall’Aifa e dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che con il ministero della Salute hanno avviato una campagna per l’uso ‘responsabile’ degli antibiotici, sono indubbiamente allarmanti: nel 2009 il numero totale di reazioni avverse agli antibiotici è stato pari a ben 1643, contro le 1303 del 2008. Nel 2009 il numero maggiore di segnalazioni si è avuto per le penicilline (637) e gli antibatterici chinolonici (317). Nel 2008 invece il numero totale di adr da antibiotici è stato di 1303 e ha costituito l’11,2% delle reazioni avverse presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’Aifa. Le maggiori segnalazioni le hanno raccolte, anche in questo caso, le penicilline (506), seguite da macrolidi e lincosamidi (142), cefalosporine (225) e chinoloni (291). Tra il 2002 e il 2009 sono state segnalate complessivamente 8.833 sospette reazioni avverse.
Secondo la LAV il problema non deve essere visto unicamente sotto l’aspetto dell’eccesso di prescrizioni e di consumo di antibiotici, con il conseguente verificarsi del fenomeno della farmaco-resistenza, ma è indispensabile affrontare la questione ‘a monte’ ovvero sul piano metodologico: un così elevato numero di reazioni avverse conferma che la sperimentazione animale (la fase preclinica della ricerca) non è un metodo scientificamente valido e dunque rischioso per malati, nonché crudele per i 12 milioni di animali uccisi ogni anno a scopo sperimentale nell’Unione Europea. Infatti, animali di specie diverse, uomo incluso, possono manifestare reazioni molto diverse a una stessa sostanza/test. Il mondo della ricerca deve impegnarsi in favore dell’uso e della validazione dei metodi alternativi (senza uso di animali), efficaci e affidabili. La validazione è il processo, spesso lungo e oneroso, che stabilisce l’affidabilità scientifica e la rilevanza del metodo: ebbene, tutti i test su animali già in uso non sono mai stati validati. Eppure sono in uso da anni. Ma anche nella fase di validazione è indispensabile abbandonare lo sterile confronto con i risultati ottenuti, in passato, per le stesse sostanze su animali ‘da laboratorio’: può essere molto fuorviante confrontare dati riferiti a specie diverse. Il rigore scientifico, dunque, anche in fase di validazione deve imporre il confronto con i dati noti sull’uomo.
“I dati sulle reazioni avverse ai farmaci devono preoccupare: infatti, nonostante siano in grande espansione campi come l’epigenetica e la farmacogenetica che sottolineano l’individualità della nostra specie e del singolo organismo, la ricerca continua ad essere ancorata all’obsoleta sperimentazione preclinica su animali, coinvolti in 3 milioni di procedure all’anno, fenomeno che alimenta un colossale business dove si pretende che cavie fungano da uomini e uomini facciano da cavie”, afferma Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Vivisezione e autrice del Dossier “Sperimentazione animale e farmaci che ammalano” (2010).