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Vivisezione, LAV: in Italia “deroga eccezionale” è diventata regola per alcune specie animali!

14 marzo 2011 0 commenti
Capre, suini, uccelli, pesci e scimmie finiscono, sempre più numerosi, la loro vita in un laboratorio di vivisezione: lo rivela la LAV commentando i dati relativi al numero di animali utilizzati in Italia per fini scientifici e sperimentali nel triennio 2007-2009, pubblicati (GU n. 53 del 5-3-2011) dal Ministero del Lavoro, della Salute, ai sensi del decreto legislativo 116/92 (Protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici)*.
Le statistiche, pubblicate con cadenza triennale, mostrano un numero complessivo di animali utilizzati in lieve diminuzione (2.735.887 nel triennio dal 2004 al 2006 e 2.603.671 dal 2007 al 2009), ma sono numeri ancora troppo alti visto il quadro scientifico e legislativo europeo che prevede la promozione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale e la chiara posizione contraria dell’opinione pubblica alla vivisezione.
Le specie più rappresentate continuano ad essere topi (1648314) e ratti (682925), seguono uccelli (97248), altri roditori e conigli (73362), pesci (59881): animali largamente impiegati a causa del loro basso costo e perché facilmente maneggiabili, piuttosto che per ragioni strettamente scientifiche.
Inoltre, analizzando nel dettaglio le specie utilizzate e l’ambito sperimentale di applicazione, le considerazione che ne derivano sono sconfortanti: è in aumento il ricorso alle scimmie (sia ceboidea che cercopothecoidea), specie regolamentate dal Decreto in modo fortemente restrittivo che dovrebbe rappresentare una deroga eccezionale e sicuramente non incoraggiarne l’aumento. I primati non umani, come i cani, sono utilizzati per esperimenti fortemente invasivi che comportano alti e prolungati livelli di dolore come studi di tossicità e indagini legate a problematiche nervose e mentali umani e cancro.
La maggior parte dell’impiego di animali riguarda studi biologici di base, ricerca e sviluppo di prodotti e apparecchi per medicina umana e veterinaria, che coinvolgono più del 73% degli animali; seguono test per la produzione e controllo di qualità per prodotti e apparecchi con il 16%, quindi le indagini tossicologiche, diagnosi di malattie e formazione. Sconcertante anche l’aumento degli animali utilizzati vivi e soppressi per fini didattici, anche in questo ambito come per il ricorso ai primati, le autorizzazioni che coinvolgono procedure per la formazione dovrebbero rappresentare un’eccezione e quindi essere in forte diminuzione anche in considerazione della legge 413/93 che da diritto all’obiezione di coscienza, legge che evidentemente rimane silente o addirittura viene ostacolata; oltretutto mai come nell’ambito didattico sono disponibili un’ampia gamma di metodi sostitutivi all’animale.
“Anche se purtroppo gli animali di queste statistiche in molti casi saranno ormai stati uccisi, chiediamo un’indagine Ministeriale urgente per verificare le ragioni di questo aumentato ricorso a specie il cui utilizzo a fini sperimentali per legge dovrebbe rappresentare un’eccezione e fermarne eventuali nuovi utilizzi – dichiara Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Vivisezione – L’Italia, come per tutti gli altri Paesi dell’UE, si trova a dover recepire la nuova Direttiva 63/2010UE sul tema: Governo e Parlamento non devono assolutamente perdere questa importante e rara occasione per, finalmente, dimostrare gli impegni etici nei confronti degli animali e riconoscerne il valore come esseri senzienti. Non è possibile accettare ancora statistiche così alte che dimostrano la cecità della ricerca ancorata all’obsoleto e antiscientifico modello animale, nonostante la diffusione dei metodi alternativi e la volontà dei cittadini che in parte la finanziano.”

Capre, suini, uccelli, pesci e scimmie finiscono, sempre più numerosi, la loro vita in un laboratorio di vivisezione: lo rivela la LAV commentando i dati relativi al numero di animali utilizzati in Italia per fini scientifici e sperimentali nel triennio 2007-2009, pubblicati (GU n. 53 del 5-3-2011) dal Ministero del Lavoro, della Salute, ai sensi del decreto legislativo 116/92 (Protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici).

Le statistiche, pubblicate con cadenza triennale, mostrano un numero complessivo di animali utilizzati in lieve diminuzione (2.735.887 nel triennio dal 2004 al 2006 e 2.603.671 dal 2007 al 2009), ma sono numeri ancora troppo alti visto il quadro scientifico e legislativo europeo che prevede la promozione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale e la chiara posizione contraria dell’opinione pubblica alla vivisezione.

Le specie più rappresentate continuano ad essere topi (1648314) e ratti (682925), seguono uccelli (97248), altri roditori e conigli (73362), pesci (59881): animali largamente impiegati a causa del loro basso costo e perché facilmente maneggiabili, piuttosto che per ragioni strettamente scientifiche.

Inoltre, analizzando nel dettaglio le specie utilizzate e l’ambito sperimentale di applicazione, le considerazione che ne derivano sono sconfortanti: è in aumento il ricorso alle scimmie (sia ceboidea che cercopothecoidea), specie regolamentate dal Decreto in modo fortemente restrittivo che dovrebbe rappresentare una deroga eccezionale e sicuramente non incoraggiarne l’aumento. I primati non umani, come i cani, sono utilizzati per esperimenti fortemente invasivi che comportano alti e prolungati livelli di dolore come studi di tossicità e indagini legate a problematiche nervose e mentali umani e cancro.

La maggior parte dell’impiego di animali riguarda studi biologici di base, ricerca e sviluppo di prodotti e apparecchi per medicina umana e veterinaria, che coinvolgono più del 73% degli animali; seguono test per la produzione e controllo di qualità per prodotti e apparecchi con il 16%, quindi le indagini tossicologiche, diagnosi di malattie e formazione. Sconcertante anche l’aumento degli animali utilizzati vivi e soppressi per fini didattici, anche in questo ambito come per il ricorso ai primati, le autorizzazioni che coinvolgono procedure per la formazione dovrebbero rappresentare un’eccezione e quindi essere in forte diminuzione anche in considerazione della legge 413/93 che da diritto all’obiezione di coscienza, legge che evidentemente rimane silente o addirittura viene ostacolata; oltretutto mai come nell’ambito didattico sono disponibili un’ampia gamma di metodi sostitutivi all’animale.

“Anche se purtroppo gli animali di queste statistiche in molti casi saranno ormai stati uccisi, chiediamo un’indagine Ministeriale urgente per verificare le ragioni di questo aumentato ricorso a specie il cui utilizzo a fini sperimentali per legge dovrebbe rappresentare un’eccezione e fermarne eventuali nuovi utilizzi – dichiara Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Vivisezione – L’Italia, come per tutti gli altri Paesi dell’UE, si trova a dover recepire la nuova Direttiva 63/2010UE sul tema: Governo e Parlamento non devono assolutamente perdere questa importante e rara occasione per, finalmente, dimostrare gli impegni etici nei confronti degli animali e riconoscerne il valore come esseri senzienti. Non è possibile accettare ancora statistiche così alte che dimostrano la cecità della ricerca ancorata all’obsoleto e antiscientifico modello animale, nonostante la diffusione dei metodi alternativi e la volontà dei cittadini che in parte la finanziano.”