“Confessione reporter” (Stella Pende): il racconto di guerre umane e non umane
Nella sua corsa all’inseguimento di notizie e verità, Stella Pende, affermata giornalista da pochi giorni in libreria con la raccolta di reportage “Confessione reporter” (Ponte alle Grazie), ha visto e raccontato un ventennio di guerre umane e non umane, terrorismo, terremoti, carceri e personaggi. Nelle sue inchieste d’ogni “razza” è riuscita ad aprire uno squarcio di verità anche in uno dei traffici di esseri viventi più dimenticati: quello che alimenta il randagismo e i canili-lager. “Troppi vampiri di cani restano liberi” scrive Stella Pende nell’inchiesta “I bastardi stanno fuori” firmata nel 2005 come inviata del settimanale Panorama: una realistica quanto spietata denuncia della speculazione e dell’indifferenza che alimenta il randagismo, realizzata con la collaborazione anche della LAV.
Il libro racconta aspetti inediti legati alla realizzazione di tanti grandi reportage, il dietro le quinte che spesso per ragioni di spazio non può essere pubblicato o ciò che è accaduto dopo le varie inchieste. E così Stella Pende svela come, dopo una lunghissima insistenza e ormai quasi senza speranza, sia riuscita a ottenere dal suo nuovo direttore Pietro Calabrese l’incarico di realizzare un’indagine su tutti i canili d’Italia. Proprio quest’articolo ha battuto due record: quello del maggior numero di messaggi ricevuti dalla redazione di Panorama dopo la pubblicazione, 1765 in totale tra segnalazioni e incoraggiamenti, e dodici canili poi chiusi. L’autrice svela un altro record, questa volta negativo: quello dell’inchiesta più negata della sua storia professionale, “proposta a cinque direttori diversi almeno una volta al mese per diciotto anni di seguito senza risultato”. Nelle redazioni accade anche questo. Una ostinazione ancora più appezzabile se pensiamo che l’autrice in questi anni si è sempre occupata di Esteri: dalla guerra di Belgrado, a quelle in Iraq e in Afghanistan, subendo anche un rapimento da parte dei talebani, alla tragedia di Beslan, fino alla difficile quanto straordinaria intervista a Gheddafi. E poi altre pagine memorabili che raccontano incontri importanti sul piano professionale e umano: Garcia Marquez, Ryszard Kapuscinki, mostro sacro del giornalismo, fino all’intervista a Cesare Romiti che nel 1988 guadagnò la copertina de L’Europeo e fece tremare mezza Fiat, o alla storia del piccolo Luca, un bambino gravemente malato di atrofia spinale e per il quale i suoi genitori non hanno mai smesso di lottare.
Attraverso il racconto dei retroscena e del “dopo” le grandi inchieste, Stella Pende rivela come questo mestiere viva di parole, di professionalità, di ostinazione e rischi, ma anche di sensibilità, di cuore e di intelligenza: nelle sue pagine troviamo notizie, fatti, ma anche l’efficace racconto di emozioni piacevoli e grandi dolori. Una sensibilità che nasce, senza alcun dubbio, dal suo essere una donna e soprattutto una madre. E così, consapevole che se sul momento si può riuscire a non crollare davanti al dramma della vita orribilmente strappata a migliaia di esseri viventi, poi – confessa – gli incubi arrivano. Ma spesso un giornalista arriva “dopo”, quando la disgrazia si è ormai compiuta. “Per questo forse – scrive Stella Pende – mi piace scovare un po’ di luce nell’abisso, grattare le disgrazie per trovarne il riscatto”.