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Carne d’orso e l’ennesimo cavallo sacrificato a Siena: vergogne nazionali

1 luglio 2011 0 commenti

La politica e la cultura per la tutela dell’ambiente e dei diritti degli animali devono ancora fare un salto di qualità se, come accaduto in queste ore, un deputato, il leghista Maurizio Fugatti, annuncia un banchetto a base di carne d’orso, organizzato dal suo partito domenica prossima ad Imer (Trento) e a Siena, invece, l’ennesimo cavallo – ormai circa 50 cavalli dal 1970 ad oggi – oggi ha perso la vita durante la prova del Palio più contestato d’Italia.

Cacciare gli orsi, proporre il loro abbattimento, e, naturalmente, cucinarli non sono soltanto comportamenti aberranti dal punto di vista etico, ma perseguibili come reato e assolutamente illegali. Gli orsi infatti rappresentano una specie protetta, a livello nazionale, comunitario e internazionale grazie alla Convenzione di Berna del 1979, alla legge quadro sulla protezione della fauna selvatica del 1992, e alla “Direttiva habitat” 92/43 dell’Unione Europea all’allegato IV del documento “Specie animali e vegetali d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”.
Il rispetto del territorio e del naturale equilibrio fra uomo e animale, auspicato dall’on. Fugatti, richiede impegno e iniziative di ben altro spessore dal punto di vista politico e ambientale rispetto ad un banchetto dove servire cadaveri.

Quanto a Siena, con il suo esercito di cavalli sacrificati per il Palio che si corre a luglio e ad agosto, appare inaccettabile che si continuino a “seppellire” tanti animali scaricando ogni resposanbilità sulla molto “comoda” fatalità. La tradizione, la cultura e l’agonismo che Siena vuole difendere con il suo Palio, possono trovare altre espressioni davvero rispettose dell’incolumità e del benessere degli animali.

In Italia non mancano esempi positivi di palii senza animali, ad esempio quello seguitissimo di Lodi con cavalli meccanici o quello di Porto Santo Stefano (Grosseto), nei quali i rioni si sfidano senza crudeltà sugli animali, a dimostrazione che le tradizioni locali e gli interessi economici possono essere coltivati favorendo la cultura della tutela degli animali.

In alcune località la modifica degli aspetti cruenti di “tradizioni” apparentemente immutabili è stata implementata: a Roccavivara non si prende più a mazzate un gallo semi-sotterrato, a Calvello non si sgozzano più polli, conigli, capretti appesi ad una corda, a Pontenure non si fa più volare l’asino dal campanile, a San Benedetto del Tronto è stata abbandonata la corsa delle galline, a Campogalliano (Modena) la LAV è riuscita ad interrompere la discutibile “tradizione” di far gareggiare nonni, genitori e figli, nella gara del “tiro dell’oca” morta; a Valguarnera e a Borgomanero abbiamo ottenuto di sostituire con dolciumi i coniglietti e piccioni rinchiusi dentro pignatte frantumate a bastonate da bambini bendati.