Ricerca senza uso di animali: dal cuore artificiale ai cosmetici cruelty free
Sperimentare terapie personalizzate, farmaci e organi artificiali, ma anche cosmetici, senza utilizzare discutibili modelli animali: è questa la ricerca più innovativa e in grado di offrire risultati straordinari sul piano scientifico. A questo stanno lavorando ad esempio alcuni ricercatori americani che, utilizzando cellule della pelle prelevate da bambini nati con una malformazione cardiaca rara, hanno creato in laboratorio un tessuto che replica perfettamente quel difetto al cuore.
Il meccanismo che ha permesso al team di Ricardo Dolmetsch, del centro di di Medicina rigenerativa dell’Università Stanford (Stati Uniti), di ottenere il “cuore” artificiale è quello delle staminali IPS, cellule staminali pluripotenti indotte, grazie al quale delle cellule adulte prelevate dalla pelle, sono riprogrammate come staminali embrionali, in grado cioè di generare qualsiasi altra cellula funzionale e organo. I “donatori” sono bambini con la sindrome di Timothy, una patologia genetica molto rara che causa l’autismo e un’aritmia fatale per il cuore. Questo filone di ricerca offre importanti speranze di cura per i malati e conferma che l’abbandono del modello animale a fini sperimentali non solo è possibile ma è necessario tanto sul piano scientifico, per rendere la ricerca davvero efficace e utile, quanto sul piano etico per non continuare a sacrificare nei laboratori milioni di animali.
Anche il settore per eccellenza della bellezza, cioè la cosmetica, porta con sé un aspetto tutt’altro che bello: l’uso di animali (in particolare topi, cavie, conigli) per testare creme, rossetti o dentifrici. Ma anche in questo campo la ricerca senza uso di animali avanza a grandi passi. In Svezia, ad esempio, alcuni ricercatori avrebbero messo a punto un nuovo sistema per determinare l’allergenicità di alcuni ingredienti per la cosmesi a partire da una coltura di cellule umane. I ricercatori hanno monitorato la risposta di una coltura di cellule leucemiche mieloidi umane a 40 diversi ingredienti chimici noti, di cui venti allergenici e venti ipoalleregenici. Dall’analisi dei risultati è stata tracciata una mappa genetica che può essere considerata predittiva per lo studio dell’allergenicità dei composti chimici usati nella cosmesi. “Questo metodo – si legge nello studio, pubblicato sulla rivista BMC Genomics – potrebbe potenzialmente rimpiazzare, o ridurre drasticamente, l’utilizzo di sistemi di test basati su animali. Essendo basato sulla biologia umana, promette inoltre di fornire previsioni più accurate sulle risposte allergiche negli umani, rispetto ai test tradizionali condotti sugli animali”.
Purtroppo solo in Italia sono ancora migliaia gli animali che muoiono ogni anno nei laboratori per testare i prodotti cosmetici e alcune leggi internazionali, tra cui quella cinese che influenza un’alta percentuale del mercato, prevedono l’obbligo del passaggio su cavie. Eppure esistono in commercio migliaia di ingredienti cosmetici che sono già stati testati. Nell’Unione Europea dal 2004 è in vigore il divieto di testare su animali i prodotti finiti, ma fino al 2013 sarà ancora possibile commercializzare cosmetici i cui ingredienti sono stati testati su animali, sempre che questa data non venga posticipata di altri 10 anni come alcuni chiedono. Questa eventualità comporterebbe solo inutili sofferenze per molti animali. Per questo la LAV sta promuovendo una petizione (disponibile su www.lav.it) per chiedere alle Istituzioni italiane e comunitarie di far rispettare la data del 2013 per il bando totale UE dei test cosmetici su animali.