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Pellicce, LAV: più trasparenza con l’etichetta obbligatoria

3 novembre 2011 0 commenti

Più “trasparenza” sulle pellicce, per distinguere quelle realizzare con pelliccia animale e quelle con pelliccia finta: presto finalmente i consumatori italiani ed europei avranno a loro disposizione questa importante informazione. Infatti sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea è stato pubblicato il Regolamento UE 1007/2011 che, all’articolo 12, dispone: “La presenza di parti non tessili di origine animale nei prodotti tessili è indicata con la frase “Contiene parti non tessili di origine animale” sull’etichetta o sul contrassegno di tali prodotti al momento della loro messa a disposizione sul mercato”.
E inoltre: “L’etichettatura o il contrassegno non sono fuorvianti e sono presentati in modo che il consumatore possa facilmente comprenderli”.
Tale dicitura si applica ai prodotti tessili (ovvero qualsiasi tipo di prodotto composto da almeno l’80% in peso di fibre tessili), a prescindere dal quantitativo di pelliccia, pelle o piume contenute negli stessi.

L’etichettatura obbligatoria si applicherà ai nuovi prodotti immessi sul mercato a partire dall’8 maggio 2012, quindi a tutti i prodotti delle nuove collezioni di abbigliamento (accessori compresi) che contengano pelliccia, piume o pelle, mentre i prodotti immessi sul mercato prima dell’8 maggio 2012 potranno essere commercializzati senza etichettatura sino al 9 novembre 2014.

“Grazie al nuovo provvedimento comunitario, in Italia e in Europa i consumatori potranno essere consapevoli di cosa stanno acquistando e orientarsi senza errore verso prodotti fur-free, evitando così di contribuire alla sofferenza e all’uccisione di tanti animali – spiega Simone Pavesi responsabile LAV campagne antipellicce – Si tratta di un traguardo cui ha contribuito la LAV, con le altre associazioni animaliste componenti della coalizione internazionale Fur Free Alliance, proponendo e dando sostegno a specifici emendamenti quando il nuovo Regolamento era ancora in discussione presso la Commissione UE per il Mercato Interno e la Tutela del Consumatore”.

Naturalmente oltre ad diritto dei consumatori a conoscere le caratteristiche del prodotto che stanno acquistando, non bisogna dimenticare che quando si parla di pellicce in gioco ci sono le sofferenze e la vita di milioni di animali allevati, ma in parte anche catturati in natura, per produrre capi dove la presenza di pelliccia animale non è, evidentemente, una necessità. Si tratta, purtroppo, di una produzione di cattivo gusto, uno squallido business per chi non ha scrupoli.

Per maggiori informazioni: www.lav.it