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Yes, Cancun Can

30 novembre 2010 0 commenti

Secondo giorno di negoziati, questa volta scrivo con un po’ più di calma, sto trovando una strada per ovviare alla differenza di fuso orario (-7 ore). Ricordiamo un po’ di dati. Siamo al Summit sul Clima dove bisogna discutere e decidere i tagli delle emissioni di gas serra per i prossimi anni. Si spera che entro il prossimo anno in Sud Africa si possa raggiungere un accordo vincolante. Intanto il mondo si deve riprendere dalla doccia fredda di Copenaghen dove i Governi non sono stati capaci di trovare un’intesa se non su un documento modesto e insufficiente (l’accordo di Copenaghen, appunto). Qui ci sono i rappresentati di 194 Paesi più moltissimi rappresentanti della società civile, del mondo scientifico, di organismi governativi: in tutto circa 25 mila persone, come una piccola città.

Il centro di smistamento del Summit di Cancun si chiama CancunMesse, e visto che “mess” in inglese significa “caos, disordine”, il termine è appropriato. Grandi i disagi verificatisi il primo giorno, nonostante gli sforzi eccezionali di tutti gli addetti che lavorano qui al Summit. Minimi invece gli sforzi dell’albergo “Moon Palace”, dove si svolge la conferenza, per venire incontro ai delegati. Ci si chiede perché questi vertici che prevedono migliaia di persone si continuano in fare in alberghi che costano tanto (non solo al Governo ospitante, anche ai delegati) e fanno poco.

Potenti i discorsi di apertura di ieri, a cominciare da quello del premio Nobel Mario Molina, scandalizzato dall’inefficacia della politica rispetto alle denunce della Comunità Scientifica. Da annotare gli incitamenti della nuova ministra dell’Ambiente danese, e in quanto tale presidente uscente della COP, che ha terminato il suo discorso dicendo “Cancun Can” (e speriamo possa davvero e più di Copenaghen).

L’attuale presidente della COP (Conference of the Parties, il Summit insomma) è la ministra degli Esteri messicana, Patricia Espinosa. La cerimonia inaugurale è stata un appello all’anima dei negoziatori e dei Governi, un invito a dimenticare egoismi e cinismo per vincere  insieme una sfida che segnerà il futuro del Pianeta e della civiltà umana come la conosciamo.

Il dibattito che è seguito è stato eccezionalmente lungo, tanto da far fare la spola tra le due sale plenarie (in edifici diversi) per capire dove si sarebbero poi riuniti i due gruppi di lavoro che stanno discutendo del futuro trattato, uno sotto la Convenzione sul Clima, l’altro sotto il Protocollo di Kyoto. Ricordiamolo, la convenzione è sottoscritta da 194 Paesi, mentre il Protocollo da 192 (e manca un Paese non secondario, gli USA, il maggior inquinatore storico, da un anno secondo inquinatore mondiale dopo la Cina, che però a sua volta ha una popolazione di gran lunga maggiore). Proprio ieri è stata annunciata l’adesione al Protocollo di San Marino!

La giornata si è conclusa (tardi) con i due gruppi di lavoro, appunto, i cui presidenti hanno annunciato che semplificheranno il lavoro presentando un testo ciascuno da discutere tutti insieme (senza tanti piccoli gruppi di approfondimento) per poi smentirsi subito dopo. Comunque, questi son dettagli negoziali, vedremo nelle prossime ore se a Cancun ci saranno i progressi necessari per riaprire i giochi. O se ricominceranno i trucchi del nascondersi l’uno dietro l’inazione o la difficoltà dell’altro. Intanto la buona notizia è che la presidente messicana condurrà personalmente molte delle trattative, con più tatto di quella precedente.

Cosa si aspetta il WWF da questo Summit? Innanzitutto che venga raggiunto un accordo che permetta di recuperare il tempo perduto. Poi alcune richieste puntuali che sosterremo fino alla fine dei negoziati, a partire dalla creazione di un fondo globale per il clima e di una dichiarazione chiara su come implementare le nuove e innovative fonti di finanziamenti per il clima che sono state proposte di recente dal Gruppo Consultivo di alto livello (High Level Advisory Group) del Segretario Generale dell’ONU.

Un altro passo importante è il completamento del testo sull’adattamento con decisioni che spianino la strada per l’attuazione del Quadro Generale di Attuazione delle Iniziative per l’Adattamento (Adaptation Action Framework for Implementation). Anche sul fronte della deforestazione (il capitolo del REDD – riduzione delle emissioni causate da deforestazione e degrado forestale) il relativo testo dovrà essere ulteriormente rafforzato per l’istituzione di efficaci sistemi nazionali che garantiscano l’avvio della tutela delle popolazioni indigene e della biodiversità, e che le cause della deforestazione vengano affrontate sia dai paesi industrializzati sia da quelli in via di sviluppo. E sugli impegni per il taglio di emissioni, i paesi che hanno sottoscritto l’Accordo di Copenaghen dovranno adottarli formalmente e concordare in quale modo effettuare la misurazione, rendicontazione e verifica (“MRV”) di queste iniziative. Nella fase preparatoria di Cancun questo è stato oggetto di contrasti tra USA e Cina: gli USA dovranno chiarire la loro volontà di impegnarsi per efficaci regole internazionali comparabili a quelle degli altri paesi industrializzati. E anche la Cina dovrebbe accettare una forma di verifica internazionale delle sue iniziative di mitigazione attuate a livello nazionale.