Le piccole isole salveranno il mondo, ma il mondo salverà loro?
I lavori sono entrati nel vivo, non c’è dubbio. Anche se per ora tutte le
proposte rimangono sul tavolo. Cominciano a circolare testi che mettono
maggiormente a fuoco le opzioni e, si spera, diverranno presto testi
negoziali. E’ chiarissimo che la presidenza sta raccogliendo tutto per
arrivare, a fine settimana o inizio della prossima, a proposte concrete. Fa
certamente notizia il fatto che sia passata una decisione proposta dalle
piccole isole, le vittime predestinate dei cambiamenti climatici -alcune
stanno scomparendo già oggi- che vogliono discutere della forma legale
dell’accordo che si spera di concludere il prossimo anno.
Il paradiso degli avvocati? In parte sì, ma è molto opportuno stanare tutti
quelli che anche ieri hanno confermato l’appoggio a un accordo legalmente
vincolante -la Cina lo ha ribadito ieri in plenaria, gli Stati Uniti non lo
hanno smentito- e vedere cosa intendono. Ma il gruppo di lavoro mette anche
un punto certo nei negoziati (l’accordo legalmente vincolante si farà).
Molti dei piccoli stati delle isole del Pacifico hanno parlato oggi per la
prima volta in plenaria, iniziando un’offensiva che ha superato le
perplessità di Cina e India (che pure sono nel loro stesso gruppo dei paesi
in via di sviluppo) e ha consentito di dare avvio a un contact group.
Confesso di aver consultato spesso Wikipedia per capire dove si trovano
alcune delle isole cui appartenevano gli appassionati oratori guidati da
Grenada e Tuvalu.
Del resto, qui si vedono molti volti, alcuni rabbuiati, altri stanchi, ma
incredibilmente i volti più sereni e determinati sono proprio quelli delle
vittime dei cambiamenti climatici già in atto e di quelli futuri. Mentre mi
riposavo un attimo, immersa nei miei pensieri, mi si è avvicinato un giovane
giornalista del Bangladesh per chiedermi se andava tutto bene. E mi ha
spiegato che per il suo Paese, uno dei più poveri e più vulnerabili, le
decisioni che saranno prese qui sono questione di vita o di morte. Davanti
allo sguardo limpido e generoso del ragazzo ho pensato che se il Mondo (e la
sua generazione) si salverà sarà anche merito suo; speriamo che il Mondo,
tutto insieme, salvi loro.
Sul lato dei cinici, fa certo molto effetto sentire il Paese che ha visto
dare la luce al protocollo di Kyoto (antica capitale del Giappone) che dice
di non volere un secondo periodo di validità del protocollo, ma che prenderà
impegni solo nel quadro di un accordo globale. Chi oggi subordina la propria
azione a quella dei grandi inquinatori (USA e Cina) si nasconde dietro di
loro: il progresso è fatto di atti di coraggio, non di furbizia. Gli
ambientalisti giapponesi stanno preparando una manifestazione per dire che
loro amano Kyoto… Che è come dire che noi italiani amiamo Milano, Roma o
Palermo. Ma è chiaro che vogliono difendere anche un accordo che per la
prima volta nella storia ha previsto regole internazionali con tanto di
“punizioni” per chi disattende gli impegni, e che deve vedere nuovi impegni
dopo la scadenza del primo periodo di azione (2008-2012), altrimenti i 192
Governi che l’hanno sottoscritto diranno al Mondo che finora si è solo
giocato.
“Noi vogliamo ancora credere in voi, oggi si può evitare il peggio, ma il
tempo per farlo è quasi scaduto” ha detto una giovanissima ragazza che ha
parlato in plenaria. I Governi capiranno che dare una concreta speranza per
il futuro ai giovani ,e a tutti gli abitanti del Pianeta, è un dovere etico
imprescindibile?