Tutti gli scenari aperti a Cancun, con colpi di scena
Il giorno prima della tempesta è sempre così: sul tavolo ci sono diversi
elementi, alcuni ottimi, alcuni buoni, altri pessimi. Il modo in cui
verranno ricomposti determinarà il risultato di Cancun. Nella quotidiana
riunione del WWF (alle 7.30 di mattina ora locale) li abbiamo esaminati uno
per uno. C’è ancora la possibilità di un risultato ambizioso e con degli
elementi di contenuto rilevanti e che segnino un passo decisivo verso
l’accordo globale e legalmente vincolante il prossimo anno in Sud Africa.
A patto che i Ministri non puntino al compromesso al ribasso, ma esercitino
davvero un ruolo di impulso.
Ieri il ministro dell’Ambiente indiano, con un fuori programma rispetto al
testo scritto, ha detto “tutti i Paesi devono concordare un impegno
legalmente vincolante in una forma legale appropriata”. In altre parole, la
forma legale e gli obblighi saranno diversi per i paesi sviluppati e per i
paesi in via di sviluppo (specie le economie emergenti), ma l’India accetta
che ci siano per tutti.
E’ un passo in avanti formidabile. Certo, questo viene poi contraddetto dal
fatto che proprio l’India (insieme alla Cina) si oppone a una formulazione
di impegno a un accordo vincolante come esito dei negoziati sotto la
Convenzione perché, secondo loro, vorrebbe dire pregiudicare l’esito dei
negoziati stessi. Ma, come si diceva, i negoziati sono fatti di
contraddizioni che possono ricomporsi in modo positivo o negativo, dipende
da quanto gli interessi egoistici e di parte pesano rispetto alla sfida
globale di un’umanità che, insieme a tante altre specie viventi, si trova ad
affrontare il più grande pericolo della sua esistenza sulla Terra, i
cambiamenti climatici catastrofici e deve fare di tutto per evitarli, visto
che è stato proprio l’uomo a provocarli.
Sempre sui negoziati, prendiamo come esempio la Bolivia e i Paesi latino
americani del gruppo “Alba”. La loro azione, piuttosto retorica, di continuo
richiamo ai principi potrebbe agire come impulso positivo e spingere le
trattative verso posizioni più avanzate: ma se invece l’intenzione è di
rompere e di impedire che le trattative vadano a buon fine, ovviamente
assume tutt’altro connotato. Pare che ieri i boliviani abbiano contestato le
amplissime consultazioni presidenziali, dicendo che i negoziati vanno fatti
tra tutti e 194 Paesi: posizione nobilissima, se non fosse che l’alto numero
dei Paesi coinvolti segna una grande differenza col passato, ma egualmente
assicura una certa capacità di mediazione e di agibilità, perché tutti
capiscono che scrivere un testo in 194 è più difficile che farlo in un
numero ridotto.
Ecco, il confine tra populismo e reale volontà positiva è labile, ma ci
auguriamo che domani (o dopodomani, visto che i negoziati spesso vanno
avanti la notte e finiscono il giorno dopo) a prevale sia la seconda.