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Notti di trattative a Cancun per battere l’egoismo degli Stati

10 dicembre 2010 0 commenti

E’ difficile scrivere il giorno stesso in cui si dovrebbero chiudere i
negoziati e con ben 7 ore di anticipo sull’Italia.
Quale sara’ la conclusione della conferenza sul clima, qui a Cancun?
Imprevedibile, direi.
Tanto più dopo quel che e’ successo ieri, quando la presidente ha assunto la
responsabilità di un suo testo, frutto però del lavoro di questi giorni, e
ha costituito gruppi di lavoro presieduti da due ministri (uno dei paesi
sviluppati e un altro dei paesi in via di sviluppo), gruppi che hanno
lavorato tutta la notte. Ha anche rivolto un accorato appello ai
rappresentanti dei Governi perché lascino da parte gli egoismi in nome di
una sfida che deve vedere l’umanità unita. Traccerò quindi un po’ le linee
di quanto successo ieri, sperando in qualche buona notizia per domani (i
negoziati credo che sforeranno di sicuro e proseguiranno un giorno in più).
Il rischio per me, a questo punto, e’ di essere troppo tecnica e quindi
incomprensibile, spero mi scuserete se non riusciro’ ad evitarlo.

Nei discorsi dei Ministri in plenaria, segnali misti, tutti molto bravi e
ben intenzionati, a parole. Anche la nostra Ministro per l’Ambiente,
Stefania Prestigiacomo, che e’ stata prodiga di consigli, con il consueto
tono misurato: peccato che l’Italia non abbia fatto assolutamente NIENTE per
darsi una politica organica di riduzione delle emissioni, e sara’ l’unico
Paese europeo a non rispettare gli impegni del protocollo di Kyoto,
nonostante la crisi economica. Il ministro ha poi partecipato a un convegno
sugli aiuti italiani alle piccole isole, le prime vittime dei cambiamenti
climatici: azione molto meritoria e assolutamente condivisibile, speriamo
che finalmente si vari un piano di adattamento anche da noi, visto che anche
il Mediterraneo e’ tra le zone piu’ colpite (secondo le previsioni
dell’Agenzia Europea dell’Ambiente e dell’IPCC, il panel degli scienziati
delle Nazioni Unite). Quel che preoccupa è che anche nei report dei ministri
che coordinano i gruppi di lavoro si è sentita più retorica che contenuti,
segno che c’è una classe politica, a livello mondiale, in gran parte schiava
dell’apparenza e incapace di affrontare davvero e in profondità i problemi.

Todd Stern, l’inviato speciale sul Clima del Governo USA, si e’ beccato il «
fossil of the day » (il premio ironico che gli ambientalisti danno tutti i
giorni ai Paesi che si comportano male nei negoziati) per bloccare temi
basilari come l’adattamento, la capacity building (sviluppo delle
competenze) e le tecnolgie finche’ la discussione sulle MRV (cioe’ la
misura, rendicontazione e verifica delle azioni di riduzione) non verra’
completata con loro soddisfazione. Gli ambientalisti sono rimasti malissimo
per questo atteggiamento arrogante da parte di un Paese che, per le
difficoltà interne di Obama, non si sta distinguendo per leadership e
contributo positivo ai negoziati. I cinesi usano un tono molto piu’ suadente
e conciliante, ma alla fine della fiera sono le due grandi economie che si
confrontano e si scontrano e non si fidano. Con l’Unione Europea che, a
forza di aspettare ed essere dilaniata dagli interessi interni contrastanti
(la Polonia che ha anche lei un po’ di “aria fritta” e se la vuole
rivendere, per esempio) ha rischiato di fare la figura del primo della
classe passato all’ ultimo banco. Bisogna pero’ dare atto ai negoziatori
europei che in questi ultimi scorci di negoziato sono enormemente attivi,
con alleanze anche molto “progressiste” con i Paesi delle Piccole Isole,
coloro che hanno davvero interesse ad agire perche’ la loro patria rischia
di scomparire.

Come finira’ lo sapremo tutti domani. Speriamo che il pacchetto approvato
consenta davvero di andare in SudAfrica, il prossimo anno, con uno spirito
postivo e gli elementi necessari per varare il tanto sospirato accordo
globale sul clima.