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Difficile essere ottimisti, ma dobbiamo esserlo

25 gennaio 2011 0 commenti
© Adam Oswell / WWF-Canon

© Adam Oswell / WWF-Canon

Che l’Italia sia un Paese psicologicamente depresso ormai lo dicono in molti. Uno dei motivi è quello che in pochi hanno una visione reale, e non di propaganda, di quello che potrà essere il futuro del Pianeta e dell’Italia nel contesto globale. Questo anche per  la minaccia di una crisi senza precedenti e su più fronti, della quale stiamo avendo solo qualche avvisaglia. I giovani sentono la mancanza di prospettive e le nubi che si avvicinano, sentono che nessuno se ne occupa e le affronta , e quando non si ubriacano di consumo per dimenticare, cominciano a dare segni di irrequietezza.

Per parte mia, quando parlo ai ragazzi dei cambiamenti climatici, mi sento morire a incrociare il loro sguardo di sofferenza e di paura, l’ho già scritto … Ho anche chiesto loro se volevano sapere:  per fortuna, nella maggior parte vogliono affrontare le proprie paure, non accettano che ci si arrenda a un destino che non è per nulla scontato. Dico loro che il futuro è loro e se lo devono guadagnare, pensando in positivo e non facendosi intrappolare tra le mura della disperazione, e trovo orecchie molto attente. Certo, i segnali che arrivano rendono difficile essere ottimisti. L’anno passato ci ha dato tanti di quei campanelli d’allarme che è quasi difficile ricordarli tutti, anche per me.  Eventi estremi e disastrosi in Sri Lanka, Filippine, Pakistan, Australia, Brasile, con alluvioni e inondazioni, una siccità senza precedenti in Russia, con enormi incendi e sofferenza per la popolazione. La lezione per tutti  è che lo scatenarsi degli elementi, per quanto si possa essere preparati, ha una forza distruttiva cui il genere umano non può far fronte. Quindi, mentre attraverso le misure di adattamento si deve cercare di rendere il minor impattanti possibile gli effetti di tali eventi per i cambiamenti climatici già in atto e inevitabili, l’unica strada da percorrere è la prevenzione vera, cioè  il taglio delle emissioni di gas serra che, aumentando l’effetto serra naturale, provocano i cambiamenti climatici.  

Naturalmente, quello che è più pericoloso non si vede, non si percepisce, agisce lentamente.  Non ho visto titoli sui giornali, in Italia, alla notizia dell’Organizzazione Meteorologica mondiale sul fatto che lo scorso anno ha eguagliato, come anno più caldo della Storia, il 2005 e il 1998, a dimostrazione di una tendenza che prosegue (i dieci anni più caldi sono tutti stati a partire dal 1998).  Ancor più preoccupante il dato sull’Artico, la copertura di ghiaccio nel dicembre dello scorso anno è stata la più bassa mai registrata, con una media di estensione di 12 milioni di chilometri quadrati, 1,35 milioni in meno della media 1979-2000. Il Dicembre 2010 è stato eccezionalmente caldo nel Canada Orientale e in Groenlandia,  superando di 3 gradi la media stagionale in Estate. Il conseguente scioglimento record dei ghiacci suscita molta preoccupazione.

L’anno scorso si è chiuso anche con una ripresa negoziale, a livello internazionale, nella Conferenza ONU sul Clima di Cancùn. Tutti sappiamo bene che una rondine non fa primavera, ma i problemi ecologici sono così strettamente connessi alla crisi attuale e anche ai problemi di sicurezza e approvvigionamento energetico, che ci auguriamo il mondo li voglia e possa affrontare. Perché vediamo un sommovimento fortissimo, con TUTTI gli Stati (paesi sviluppati ed economie emergenti) che adottano piani molto innovativi di taglio delle emissioni.  Tutti tranne uno. Il nostro Paese continua a vivere alla giornata, magari adottando provvedimenti contraddittori nello stesso mese e da parte dello stesso governo …  C’è una totale incertezza che scoraggia gli investimenti nel nuovo, mentre il vecchio cerca di mantenere i propri privilegi.

Eppure, Jacques Attali, eclettico economista e scrittore francese, nella sua “Breve Storia del Futuro” ci ha insegnato che a stare meglio è sempre stato chi sa trasformare le difficoltà in opportunità,  nel corso della Storia. I cambiamenti climatici potrebbero farci trovare una strada per la nuova economia, fondata su tecnologie a basso contenuto di carbonio, efficienza e risparmio energetico, energie rinnovabili, uso sostenibile delle risorse naturali. Ma certo le opportunità non si colgono affrontandole come un’armata brancaleone. Oggi, un’idea di futuro c’è ed è possibile. Per questo dobbiamo essere ottimisti, partendo dalle buone esperienze e dalle buone pratiche che pure ci sono.  Pensare al futuro ci aiuterà a vivere e dare un senso anche al nostro presente.