I fondali dello Ionio sono troppo pericolosi e troppo preziosi per l’impianto di un gasdotto
Sul fondo dello Ionio, tra Puglia e Calabria, ci sono ecosistemi delicati, preziosi per la conservazione della biodiversità e zone a rischio frane e faglie da cui esce gas. Conclusione? Lo Ionio non è il mare più adatto per l’impianto di gasdotti o per l’installazione di altre opere perchè il suo fondale è troppo fragile.
Questo è quello che emerge dallo studio dei fondali marini che mira a mappare le zone a rischio geologico che potrebbero causare terremoti e tsunami, all’interno del progetto di monitoraggio della Protezione Civile “Carta di pericolosità dei fondali marini”. A mappare si è partiti da Puglia e Calabria, precisamente dalle analisi effettuate da Torre Pali fino al Golfo di Taranto sul lato pugliese e sul lato calabro da Scanzano Jonico fino al Golfo di Squillace. Leggo sul Quotidiano che “la Calabria è esposta al rischio di terremoti potenzialmente devastanti a causa di faglie sottomarine di fronte al Golfo di Squillace e di vulcani di fango attivi nei pressi di Crotone”.
Per quanto riguarda il versante pugliese dello Ionio, i fondali sono considerati molto preziosi per la salvaguardia delle specie: “A largo del litorale di Santa Maria di Leuca sono stati identificati banchi carbonatici molto probabilmente costituiti da coralli bianchi già noti, che si pensava non esistessero più. Si tratta di ecosistemi delicati che si sviluppano solo con temperature e nutrienti particolari. Non sono direttamente correlati a condizioni di criticità del fondale, ma piuttosto rappresentano zone da evitare se si ipotizza, per esempio, di posare sul fondale marino pipeline od opere varie. Vanno evitati sia perché si tratta di strutture intrinsecamente fragili, sia perché preziose in termini di biodiversità”.
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