Liberi dall’amianto: da Torino a Siracusa l’Italia che aspetta le bonifiche
Si è conclusa ieri a Torino la seconda conferenza nazionale non governativa sull’amianto Amianto e Giustizia, promossa da AIEA, Legambiente, Associazione Medici per l’Ambiente, alla quale hanno aderito i principali sindacati dei lavoratori italiani e moltissime associazioni.
Durante la conferenza Legambiente ha presentato Liberi dall’Amianto, il rapporto sullo stato di risanamento dei siti inquinati da amianto, per capire quanto, dove e come si è esposti all’amianto in Italia. Ci sono ancora circa 75.000 ettari di territorio abitati contaminati da amianto, inseriti nell’ambito del Programma nazionale di Bonifica, ma non ancora bonificati, da Casale Monferrato fino a Siracusa.
L’amianto è presente in forma naturale nelle miniere, è stoccato nei magazzini o abbandonato negli stabilimenti produttivi, è miscelato al cemento e presente nelle onduline dei tetti delle case costruite negli anni Settanta e Ottanta e negli edifici industriali. Per non parlare degli stabilimenti produttivi, dove l’amianto si estraeva e si lavorava fino al 1992, quando l’Italia deteneva il primato nella lavorazione e nel numero eccezionale di tumori alle vie respiratorie per contaminazione da amianto in ambito professionale, che continuano al ritmo di 2000 decessi l’anno.
I siti individuati dal piano nazionale, e non ancora bonificati sono: Balangero (To), Emarese (Ao) con 5.000 metri cubi di materiale da bonificare, Broni (Pv), Bari con 90.000 metri cubi di terreno contaminato, Contrada Targia- Siracusa, dove i lavori di rimozione e bonifica dell’amianto interessano scogliere e fondali.
Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, ha evidenziato, a tal proposito, la necessità di spostare la gestione agli enti locali:
“Nonostante l’urgenza sanitaria le bonifiche vanno a rilento, grazie anche all’inefficiente gestione da parte del Ministero dell’Ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica. Bisogna spostare la gestione dell’iter in ambito locale, presso le Regioni o i Comuni, assicurando al Ministero e agli enti tecnici nazionali il compito di supportare, verificare e indirizzare il procedimento, garantendo ai cittadini trasparenza e disponibilità delle informazioni sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale“.
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