Dalle Regioni 600 milioni per la Fiat elettrica (altrettanti dal governo)
La presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso ha convocato una riunione con i colleghi delle aree con stabilimenti Fiat suggerendo investimenti regionali per 600 milioni di euro allo scopo di costruire qui l'auto del futuro.
Questo è quanto scrive Marco Trabucco nel suo articolo su la Repubblica/Espresso online.
Dobbiamo seguire gli esempi che arrivano da Francia, Germania e Stati Uniti. Anche il governo deve fare la sua parte, raddoppiando la cifra. Solo così possiamo salvare le nostre fabbriche
Bresso lei ha scritto agli altri presidenti della Regioni che ospitano stabilimenti automobilistici per convocarli a un incontro. Cosa intende proporre?
"In realtà l'appuntamento del 10 giugno non nasce dal nulla. I nostri assessori si stanno parlando già da qualche settimana, per la precisione dal 30 aprile, quando noi governatori c'eravamo visti a Roma con i sindacati e qualche idea l'abbiamo già".
Quali sono queste idee?
"Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, in Francia e in Germania, con il sostegno dei governi all'industria automobilistica locale, con l´accordo Fiat-Chrysler, con il dibattito che sta accompagnando l'offerta di acquisto di Opel, ha rafforzato la nostra convinzione che il sostegno al settore automotive sia decisivo per il futuro economico ed industriale del nostro Paese. Perché coinvolge un numero molto elevato di imprese, oltre 2700, con un fatturato pari all´11,4 per cento del Pil. Perché è il primo contribuente fiscale del paese come settore industriale (81,6 miliardi di euro l´anno) è tra quelli ad alta tecnologia e alto valore aggiunto, dà lavoro a circa 275.000 persone direttamente, e a circa 1 milione in maniera indiretta. In più contribuisce all´export per l' 8,6 per cento del totale ed è il primo settore industriale in termini di investimenti privati".
Quindi?
"Quindi bisogna conservarlo e anzi favorirne l'ulteriore sviluppo".
Come, visto che in questo momento la competizione internazionale si sta facendo durissima? E che addirittura si rischia di scatenare una guerra tra le regioni per salvare questo o quello stabilimento Fiat.
"Qualche mese fa io avevo chiesto al governo non solo di varare gli incentivi ma anche di investire in ricerca in questo settore, perché il futuro è dell'auto pulita. In un mercato che è fermo perché, almeno qui in Occidente, giusto si rinnova ogni tanto il parco auto, chi arriva primo a questo risultato vince".
Il governo gli incentivi non li ha varati?
"Lo ha fatto, anche se con qualche mal di pancia, come se fosse vera l'equazione che far del male alla Fiat sia far male solo a Torino e al Piemonte che sono zone di pericolosi governi rossi, comunisti. E non fosse invece far male a tutt'Italia. Comunque gli incentivi alla rottamazione li hanno varati, mentre di soldi per aiutare la ricerca e lo sviluppo di nuovi modelli non se ne è parlato".
Allora?
"L'azione dell'amministrazione Obama, l'esempio francese e le vicende tedesche, con il forte coordinamento tra governo centrale, laender regionali e presenza istituzionale nelle istituzioni multinazionali ci hanno convinto che l'Italia può partecipare a questa competizione internazionale solo agendo come sistema paese. È per questo che proponiamo un'azione comune tra le regioni interessate e con il governo per discutere insieme una serie di misure che consentano di rafforzare il settore automotive nel nostro paese. Primo fra tutto un programma di sostegno all'innovazione nel settore che coinvolga sia risorse centrali che risorse delle regioni".
Quindi avete soldi da mettere a disposizione?
"Da una prima valutazione che abbiamo fatto credo che tutte insieme noi regioni sede di stabilimenti di produzione del settore (e che si sono dette disponibili a un impegno diretto), potremo investire circa 600 milioni. Se il governo ne mette altrettanti allora si può davvero cominciare a pensare di finanziare la progettazione di un nuovo modello fortemente innovativo. Progettare una nuova auto costa sui 2 miliardi, forse di più e la Fiat, è chiaro, dovrà metterci del suo. Così però magari l'auto elettrica nascerà qua e non a Detroit o a Wofsburg. Ed è solo così che si possono salvare tutti gli stabilimenti italiani, evitando guerre tra poveri".
Estratto da espresso.repubblica online
Questo è quanto scrive Marco Trabucco nel suo articolo su la Repubblica/Espresso online.
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Dobbiamo seguire gli esempi che arrivano da Francia, Germania e Stati Uniti. Anche il governo deve fare la sua parte, raddoppiando la cifra. Solo così possiamo salvare le nostre fabbriche
Bresso lei ha scritto agli altri presidenti della Regioni che ospitano stabilimenti automobilistici per convocarli a un incontro. Cosa intende proporre?
"In realtà l'appuntamento del 10 giugno non nasce dal nulla. I nostri assessori si stanno parlando già da qualche settimana, per la precisione dal 30 aprile, quando noi governatori c'eravamo visti a Roma con i sindacati e qualche idea l'abbiamo già".
Quali sono queste idee?
"Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, in Francia e in Germania, con il sostegno dei governi all'industria automobilistica locale, con l´accordo Fiat-Chrysler, con il dibattito che sta accompagnando l'offerta di acquisto di Opel, ha rafforzato la nostra convinzione che il sostegno al settore automotive sia decisivo per il futuro economico ed industriale del nostro Paese. Perché coinvolge un numero molto elevato di imprese, oltre 2700, con un fatturato pari all´11,4 per cento del Pil. Perché è il primo contribuente fiscale del paese come settore industriale (81,6 miliardi di euro l´anno) è tra quelli ad alta tecnologia e alto valore aggiunto, dà lavoro a circa 275.000 persone direttamente, e a circa 1 milione in maniera indiretta. In più contribuisce all´export per l' 8,6 per cento del totale ed è il primo settore industriale in termini di investimenti privati".
Quindi?
"Quindi bisogna conservarlo e anzi favorirne l'ulteriore sviluppo".
Come, visto che in questo momento la competizione internazionale si sta facendo durissima? E che addirittura si rischia di scatenare una guerra tra le regioni per salvare questo o quello stabilimento Fiat.
"Qualche mese fa io avevo chiesto al governo non solo di varare gli incentivi ma anche di investire in ricerca in questo settore, perché il futuro è dell'auto pulita. In un mercato che è fermo perché, almeno qui in Occidente, giusto si rinnova ogni tanto il parco auto, chi arriva primo a questo risultato vince".
Il governo gli incentivi non li ha varati?
"Lo ha fatto, anche se con qualche mal di pancia, come se fosse vera l'equazione che far del male alla Fiat sia far male solo a Torino e al Piemonte che sono zone di pericolosi governi rossi, comunisti. E non fosse invece far male a tutt'Italia. Comunque gli incentivi alla rottamazione li hanno varati, mentre di soldi per aiutare la ricerca e lo sviluppo di nuovi modelli non se ne è parlato".
Allora?
"L'azione dell'amministrazione Obama, l'esempio francese e le vicende tedesche, con il forte coordinamento tra governo centrale, laender regionali e presenza istituzionale nelle istituzioni multinazionali ci hanno convinto che l'Italia può partecipare a questa competizione internazionale solo agendo come sistema paese. È per questo che proponiamo un'azione comune tra le regioni interessate e con il governo per discutere insieme una serie di misure che consentano di rafforzare il settore automotive nel nostro paese. Primo fra tutto un programma di sostegno all'innovazione nel settore che coinvolga sia risorse centrali che risorse delle regioni".
Quindi avete soldi da mettere a disposizione?
"Da una prima valutazione che abbiamo fatto credo che tutte insieme noi regioni sede di stabilimenti di produzione del settore (e che si sono dette disponibili a un impegno diretto), potremo investire circa 600 milioni. Se il governo ne mette altrettanti allora si può davvero cominciare a pensare di finanziare la progettazione di un nuovo modello fortemente innovativo. Progettare una nuova auto costa sui 2 miliardi, forse di più e la Fiat, è chiaro, dovrà metterci del suo. Così però magari l'auto elettrica nascerà qua e non a Detroit o a Wofsburg. Ed è solo così che si possono salvare tutti gli stabilimenti italiani, evitando guerre tra poveri".
Estratto da espresso.repubblica online