La “bomba” del Guardian: il peak oil fa paura
Guardian, che verso le questioni energetiche ha sempre avuto un occhio di riguardo.
L'articolo è uscito due giorni fa, in previsione del rilascio del nuovo World Energy Outlook da parte dell'International Energy Agency, e spara a zero proprio sui dati forniti dall'IEA. Il succo delle pesantissime accuse è il seguente: i dati sulla produzione petrolifera vengono distorti e falsati dietro pressione statunitense, siamo in realtà molto più vicini all'esaurimento delle risorse petrolifere di quanto si pensi e si cerca di evitare il panico. Il World Energy Outlook viene considerato vangelo dai governi quando devono prendere decisioni in materia energetica, e il fatto che fornisca dati falsi mette a rischio il futuro di tutto il pianeta. Siamo già entrati nella peak oil zone, e la situazione è veramente brutta, dice un esperto IEA che vuole restare anonimo.
Fin qui il Guardian del 9 Novembre. La notizia ha ovviamente generato un'infinità di polemiche sui media, e l'accusa principale al Guardian è quella di dare voce ad anonimi (anche se io qualche sospetto su chi sia uno dei misteriosi anonimi ce l'avrei...). Ma è indubitabile che l'IEA ha da tempo parecchie questioni a cui rispondere, e il suo Outlook sembra sempre più traballante. Come quando sostiene che la produzione non-OPEC è destinata a raggiungere il picco entro il 2010 ma contemporaneamente resta aderente al mantra generale scolpito nella pietra che vuole il picco globale nel 2030. Le due cose sono, ovviamente, inconciliabili (ancora di più lo sono considerando che il non-OPEC ha piccato 5 anni fa, come abbiamo recentemente ricordato).
Ma non finisce qui: il quotidiano ribadisce le accuse con un altro articolo nella giornata di ieri, che titola "Hanno troppa paura per pubblicizzare la realtà del peak oil", in cui si afferma:
L'establishment economico internazionale, inclusa l'IEA, ha in mente un unico proposito molto chiaro: niente panico. La loro missione sembra solo quella di mantenere i mercati tranquilli. (...) Molte persone hanno visto arrivare il picco, ma sono state marginalizzate, costrette al silenzio e l'evidenza è stata relegata alle note a piè di pagina. (...) Finora, nell'affrontare quest'immane sfida, il nostro sistema politico ed economico è stato incapace di fare i conti con la realtà. Siamo stati obbligati ad andare avanti nell'illusione che abbiamo un sacco di tempo per rimediare e che non abbiamo bisogno neppure di parlarne, o di pensare a come sarebbe il mondo senza fiumi di petrolio. La realtà è diventata troppo pericolosa.
Credo che stiamo assistendo ad un momento storico. Tempi interessanti, nevvero?
Il POST originale di Debora Billi è nel Blog 'Petrolio, uno sguardo dal picco'
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Tanto per aggiungere del mio sul 'picco' al presente post, ecco di seguito un modestissimo video.
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Non si parla di altro, nel mondo petrolifero. Mi riferisco alle rivelazioni del principale quotidiano inglese, il
L'articolo è uscito due giorni fa, in previsione del rilascio del nuovo World Energy Outlook da parte dell'International Energy Agency, e spara a zero proprio sui dati forniti dall'IEA. Il succo delle pesantissime accuse è il seguente: i dati sulla produzione petrolifera vengono distorti e falsati dietro pressione statunitense, siamo in realtà molto più vicini all'esaurimento delle risorse petrolifere di quanto si pensi e si cerca di evitare il panico. Il World Energy Outlook viene considerato vangelo dai governi quando devono prendere decisioni in materia energetica, e il fatto che fornisca dati falsi mette a rischio il futuro di tutto il pianeta. Siamo già entrati nella peak oil zone, e la situazione è veramente brutta, dice un esperto IEA che vuole restare anonimo.
Fin qui il Guardian del 9 Novembre. La notizia ha ovviamente generato un'infinità di polemiche sui media, e l'accusa principale al Guardian è quella di dare voce ad anonimi (anche se io qualche sospetto su chi sia uno dei misteriosi anonimi ce l'avrei...). Ma è indubitabile che l'IEA ha da tempo parecchie questioni a cui rispondere, e il suo Outlook sembra sempre più traballante. Come quando sostiene che la produzione non-OPEC è destinata a raggiungere il picco entro il 2010 ma contemporaneamente resta aderente al mantra generale scolpito nella pietra che vuole il picco globale nel 2030. Le due cose sono, ovviamente, inconciliabili (ancora di più lo sono considerando che il non-OPEC ha piccato 5 anni fa, come abbiamo recentemente ricordato).
Ma non finisce qui: il quotidiano ribadisce le accuse con un altro articolo nella giornata di ieri, che titola "Hanno troppa paura per pubblicizzare la realtà del peak oil", in cui si afferma:
L'establishment economico internazionale, inclusa l'IEA, ha in mente un unico proposito molto chiaro: niente panico. La loro missione sembra solo quella di mantenere i mercati tranquilli. (...) Molte persone hanno visto arrivare il picco, ma sono state marginalizzate, costrette al silenzio e l'evidenza è stata relegata alle note a piè di pagina. (...) Finora, nell'affrontare quest'immane sfida, il nostro sistema politico ed economico è stato incapace di fare i conti con la realtà. Siamo stati obbligati ad andare avanti nell'illusione che abbiamo un sacco di tempo per rimediare e che non abbiamo bisogno neppure di parlarne, o di pensare a come sarebbe il mondo senza fiumi di petrolio. La realtà è diventata troppo pericolosa.
Credo che stiamo assistendo ad un momento storico. Tempi interessanti, nevvero?
Il POST originale di Debora Billi è nel Blog 'Petrolio, uno sguardo dal picco'
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Tanto per aggiungere del mio sul 'picco' al presente post, ecco di seguito un modestissimo video.
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