I costi del nucleare, l’abbandono di Obama, i debiti di Enel
Mentre Tremonti contesta il pacchetto nucleare presentato da Scajola per mancata copertura finanziaria – vedremo presto se è vero conflitto o meno – Enel è impegnata in un aumento di capitale per fronteggiare il debito dovuto alle nuove acquisizioni, in particolare della spagnola Endesa di cui ha comprato gli impianti nucleari e a carbone. Negli USA, in queste settimane, il nucleare oltre a non ricevere fondi dal “pacchetto di stimolo” dell’economia, ha visto bocciare un emendamento repubblicato per un prestito a tasso agevolato da 50 miliardi e le nuove stime del costo industriale presentate dal Dipartimento dell’energia. Questi tre fatti sono collegati tra loro? Non credo, ma meritano qualche commento.
1. A parte il tentativo di “militarizzare” la scelta nucleare con il DDL 1195 approvato al Senato che tornerà in discussione alla Camera – le Regioni hanno preso una posizione fortemente critica – non si capisce come si possa finanziare la scelta nucleare del governo (4 EPR secondo il memorandum con la Francia) e la prospettiva del 25% di elettricità da nucleare (per la quale di EPR ce ne vorranno 9 o 10). Da parte di Enel e di Edison è stato dichiarato che il nucleare lo si farebbe con i soldi delle imprese. Bizzarro: visto che negli USA Bush aveva messo in piedi un sistema di incentivi che ancora non ha prodotto un contratto di costruzione…
2. Enel ha un fatturato simile all’azienda francese EDF, ma un debito doppio. Per ripianarne una parte, oltre all’aumento di capitale in corso per quasi 8 miliardi, si pensa di cedere quote di Enel Greenpower, la divisione specializzata nelle fonti rinnovabili che tra l’altro è la parte oggi più remunerativa del gruppo. Greenpeace con la Fondazione Culturale Responsabilità Etica aveva commissionato un rapporto sull’analisi finanziaria di Enel presentandolo in aprile alla vigilia dell’assemblea degli azionisti, di cui è disponibile una scheda in italiano. Se Enel dovesse dar seguito a tutte le dichiarazioni sul nucleare, secondo il rapporto, avrebbe bisogno di oltre 30 miliardi di altri investimenti: da dove li prende? Siccome sta facendo un aumento di capitale sarebbe importante che facesse chiarezza su queste dichiarazioni: sono serie o si tratta di dar corda a un governo che sul nucleare fa una battaglia ideologica? Sì, ideologico è il governo e non gli ambientalisti e vediamo perchè, sugli aspetti economici. Questa domanda è oggetto di un videoblog lanciato stamattina in risposta a quello di Conti dell’Enel: Greenpeace su Enel, debito e nucleare
4. Nelle stime presentate a marzo dal DOE sui costi industriali dell’elettricitàda nuovi impianti che vanno in produzione al 2020, il nucleare torna a essere la più costosa (più dell’eolico): 10,2 centesimi di dollaro (del 2007) al kWh, contro i 9,9 dell’eolico, i 9,8 del carbone e gli 8,2 del gas. Queste stime sono però basate sull’ipotesi che 1000 MW nucleari costino circa 3,3 miliardi di dollari e non includono gli interessi sul capitale. In realtà i costi complessivi negli USA sono stimati a circa 7,5 miliardi di dollari da Moody’s e una delle proposte presentate per accedere agli incentivi di Bush dalla Florida Light&Power stima in 7,7 miliardi di dollari per 1000 MW. Dunque oltre il doppio di quanto riportato dal DOE. I costi di capitale contano per il 78 per cento del costo industriale dell’elettricità. Dunque, prendendo per più realistiche queste ultime stime, il costo atteso dell’elettricità da nucleare negli USA dovrebbe più ragionevolmente essere di 18 centesimi di dollaro al kWh. Di che cosa stiamo parlando?
In ultimo: se tutti gli investimenti sulle infrastrutture del gas naturale (ampliamento gasdotti, terminali di rigassificazione) andassero in porto, al 2020 l’Italia avrebbe una capacità di importazione di 180 miliardi di metri cubi. Il che corrisponderebbe, secondo il commento di Alberto Clò su Energia dello scorso settembre, a un 50% in più di quello che servirebbe nello scenario tendenziale e al doppio di quanto dovremmo consumare se raggiungessimo gli obiettivi europei al 2020 su fonti rinnovabili ed efficienza.
Invece di continuare a perdere tempo sulle frenesie nucleari di qualche piccola ma potente lobby, dovremmo aprire un vero confronto sulle cose su cui (a parole) siamo tutti d’accordo: efficienza e rinnovabili. C’è tanto da fare e tanta nuova occupazione da creare. A quando una linea razionale su energia e clima?