Al G8 solo passi minimi, quasi inesistenti
Al secondo giorno del G8, dedicato a clima e poverta’, prosegue la protesta di Greenpeace nelle centrali a carbone di Brindisi, Fusina, Vado Ligure e Porto Tolle (impianto in corso di conversione) e si aggiunge una azione alla centrale di Civitavecchia con la scritta “G8: STOP THIS”. La cronologia dei fatti si puo’ seguire su: http://www.greenpeace.org/italy/news/g8-cinque-centrali
Oltre cento gli attivisti in azione da 18 Paesi per ricordare ai leader del G8 l’urgenza di prendere impegni seri. Purtroppo il testo del documento, al di la’ di un miglioramento della fraseologia e l’obiettivo di non superare i 2 gradi C rispetto al periodo preindustriale non va. Passetti avanti minimi tanto da far dichiarare al Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon che le politiche identificate al G8 non sono sufficienti. L’obiettivo di mantenere il pianeta entro i 2C richiede poi una serie di passaggi abbastanza precisi.
Le richieste di Greenpeace e delle altre associazioni ambientaliste sono precise: una inversione di tendenza nelle emissioni al 2015, un taglio del 40% delle emissioni dei Paesi del G8 al 2020, finanziare i Paesi in via di sviluppo con un fondo di 106 miliardi di euro all’anno (per investire in energie rinnovabili, per proteggere le foreste e aiutare l’adattamento ai cambiamenti climatici dove questi comunque colpiranno piu’ gravemente).
I Paesi del G8 sono responsabili di oltre il 60 per cento delle emissioni cumulate: la CO2 ha tempi i residenza in atmosfera dell’ordine del secolo e dunque l’effetto sul clima e’ dato dal cumulo di emissioni annuali. I leader del G8 non possono cavarsela citando obiettivi di lungo termine peraltro senza riferimenti precisi (tagli delle emissioni rispetto al 1990 ma anche anni successivi). Loro hanno la possibilita’ di determinare le politiche nei prossimi anni, finche’ avranno questo ruolo, e dunque devono dire cosa si impegnano a fare da domani per poter incidere sul livello delle emissioni al 2020: solo con questo impegno si puo’ poi chiedere a Cina, India e altri Paesi di recente industrializzazione cosa vogliono fare per dare un contributo all’obiettivo.
In Abruzzo, tra una scossetta e un’altra, nessun vero movimento serio per il clima. Greenpeace ha di recente presentato un suo contributo alle zone terremotate, un impianto fotovoltaico e la promozione dell’uso del solare fatta insieme ad altre associazioni:
http://www.greenpeace.org/italy/news/pizzoli-fotovoltaico