Home » Giuseppe Onufrio » energia, Greenpeace, Industria, Politiche »

Scoppia il bubbone nucleare in Finlandia

3 settembre 2009 0 commenti

Azione di Greenpeace contro la costruzione del reattore EPR in Finlandia

Azione di Greenpeace contro la costruzione del reattore EPR in Finlandia

La costruzione del primo reattore nucleare EPR a Olkiluoto in Finlandia, già in grave ritardo per diversi problemi legati alla qualità dei lavori e del sistema di subappalti, sta producendo un conflitto al calor bianco tra il costruttore, la francese AREVA e l’azienda elettrica finlandese TVO che ha commissionato il reattore.

Le avvisaglie di questo conflitto c’erano già state. Oltre a minacciarsi a vicenda per miliardi di danni, l’agenzia di sicurezza nucleare finlandese STUK aveva già scritto una lettera lo scorso dicembre ai vertici di AREVA lamentando scarsa professionalità del personale francese in materia di sicurezza e l’assenza di un progetto accettabile per il sistema di controllo e sicurezza del reattore.

Le perdite del progetto, stimate un anno fa a 1,5 miliardi di euro sono ufficialmente salite a 2,3 e sono la causa della riduzione del 97 per cento del margine operativo di AREVA nel 2008 e del 79 per cento del profitto netto. La stessa presidente di AREVA Anne Lauvergeon ha ammesso che è impossibile fare previsioni sui costi finali (“ve lo diremo quando sarà completato”).

Così AREVA minaccia la TVO di interrompere la costruzione del reattore se la TVO non darà seguito all’accordo sull’accelerazione dei lavori in cantiere concordato nel giugno 2008. Jarmo Tanhua, presidente della TVO risponde che “siamo sorpresi della comunicazione di AREVA. La TVO ha adempiuto al contratto per l’impianto e all’applicazione di metodi validi di sicurezza nucleare e ci aspettiamo che AREVA faccia lo stesso”.

Dunque la questione, come già sollevata anche su questo blog è proprio il legame tra l’adozione dei criteri di sicurezza nucleare e la qualità dei sistemi di appalti e subappalti. Non solo ditte subappaltatrici indiane o polacche hanno eseguito i lavori con standard di qualità insufficienti – e dunque provocando ritardi per il rifacimento delle opere di ingegneria civile e meccanica – ma anche una rinomata azienda metallurgica francese aveva eseguito in modo inadeguato e diverso dal progetto approvato le saldature che ancorano il circuito primario alla base di cemento rinforzato del reattore. Questo ultimo caso, denuinciato da Greenpeace, ha portato ha rivelato che l’azienda in questione operava in cantiere senza un responsabile della sicurezza.

Qualcuno può forse speculare sul fatto che se la qualità dei subappalti e delle opere in Finlandia – paese che dispone di tecnologia nucleare – è così bassa, non si capisce come potrebbe essere migliore la situazione in Italia; o come da noi i costi dovrebbero essere diversi.

Chi pagherà i costi delle perdite? AREVA è di proprietà pubblica per oltre l’80 per cento, dunque questa parte ricade sui contribuenti francesi. La TVO ha coinvolto un consorzio di grandi consumatori industriali – ELF – nell’acquisto della centrale per cedere a prezzo di costo – con le agevolazioni fiscali previste per soggetti no-profit – l’elettricità della centrale. Ma il costo di costruzione, che incide per almeno il 70 per cento del costo industriale dell’elettricità, è salito da 3,2 a 5,5 miliardi di euro e, ancora, la costruzione della parte propriamente nucleare non è ancora iniziata.


Forse questo caso meriterebbe un maggiore dibattito pubblico, ma in Italia la predicazione dei sacerdoti del nucleare, Scajola e Conti in testa, non cessa e anche da parte confindustriale si continua a ripetere il mantra che il nucleare fa abbassare i costi della bolletta. Sul Sole24ore del 2 settembre, però, si citano le importazioni dall’estero che non contribuiscono alla riduzione delle tariffe e, detto en passant, il record del costo dell’elettricità in Sardegna, dove è prevalente il carbone.

A quando un dibattito democratico e aperto su questi temi?