Il governo prosegue indefesso nel centralismo nucleare
Il governo prosegue indefesso sulla strada del ritorno al nucleare accompagnando la produzione normativa con affermazioni che si configurano come un falso ideologico.
Il sottosegretario Saglia ha promesso che col nucleare il costo dell’elettricità scenderà a 40 euro/MWh. A parte il fatto che quello che cittadini e imprese pagano in bolletta per meno di un terzo dipende dal costo industriale, la cifra del governo è quasi la metà di quella che viene presentata nel dibattito che è in corso nel Regno Unito (dove si parla di 65-70 euro/MWh). Questo dipende dal fatto che il Governo prende sul serio la comunicazione di Enel sui costi delle centrali (4 miliardi) invece di guardare alle offerte che il costruttore francese fa nelle gare d’appalto (6,5 miliardi) come è successo a dicembre negli Emirati Arabi Uniti dove il consorzio guidato dalla francese Areva ha perso la gara. “La sicurezza costa” è stato il commento dei francesi. Dopo quest’ennesimo insuccesso, il Presidente Sarkozy ha dato l’incarico per valutare se smantellare Areva: sarebbe la certificazione definitiva che il progetto EPR è un fallimento assoluto (e comunque l’obiettivo di costare poco, essere costruito i 4 anni e garantire massima sicurezza è già svanito)
Infatti a ottobre il cantiere finlandese di Olkiluoto è stato fermato di nuovo perché sono state identificate saldature sulla superficie delle tubature del circuito di raffreddamento fatte per “nascondere” i difetti di realizzazione. E negli stessi giorni le tre agenzie di sicurezza nucleare – finlandese, inglese e.. francese – dichiaravano non sicuro il sistema di emergenza del reattore.
A gennaio Enel e Confindustria hanno presentato alle aziende italiane le brillanti prospettive di lavoro col programma nucleare italiano, per un 70 per cento degli importi, presentazione contestata da Greenpeace. Ma, secondo le informazioni diffuse da EDF, la parte nucleare – quella coperta da brevetti – vale il 60 per cento. E in Finlandia, anche per le opere civili – non coperte da brevetti – la parte del leone la stanno facendo colossi come Bouygeus. Peraltro i colloqui tra Ansaldo e Areva dello scorso novembre per accedere al know how sono finiti con un nulla di fatto.
Mentre prosegue indefesso verso un fantomatico ritorno al nucleare, la Commissione di Bruxelles chiede chiarimenti sugli “oneri nucleari” – che ancora paghiamo in bolletta per la sistemazione del nucleare chiuso nel 1987 – che avrebbero distorto la concorrenza, in quando doveva pagarli Enel. La risposta è semplice: le centrali furono regalate alla “bad company” Sogin, ma questo, secondo i commenti di Bruxelles, non esime Enel dalla responsabilità sulle risorse impegnate.
Assieme al centralismo militare – che non porta bene, Scanzano Jonico docet – passa col decreto anche l’organizzazione di campagne di informazione. Dunque ora la propaganda pro nucleare sarà pagata dai cittadini. Un altro deficit di democrazia è passato oggi dal Parlamento. Greenpeace continuerà – con le altre associazioni e movimenti antinucleari – a battersi contro questa politica. Lanciato il sito di “nuclear lifestyle” e raccolte 15 mila adesioni in 3 giorni.