Legambiente: persi 500 milioni di euro di introiti l’anno dall’attività delle cave
Stato e regioni perdono ogni anno 500 milioni di euro, lasciando ai privati la possibilità di sfruttare le cave per tariffe modiche, quando non addirittura gratis.
E’ la denuncia di Legambiente, secondo cui nelle 6mila cave attive in Italia vengono prelevati circa 142 milioni di metri cubi di inerti, dei quali circa la metà (68 milioni) solo in tre regioni: Puglia, Lombardia e Lazio.
Si tratta di materiali come sabbia e ghiaia, che si usano soprattutto in edilizia, rendendo a chi li estrae 1 miliardo e 735 milioni di euro, ma portando nelle casse delle regioni interessate solo 53 milioni di euro.
In Italia, infatti, la materia è ancora regolata da un Regio Decreto del 1927, anche se nel 1977 le competenze sono state attribuite alle regioni, per cui i canoni di concessione si differenziano a seconda delle zone: in media, si paga appena il 4% del prezzo di vendita degli inerti, e in Valle d’Aosta, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna si cava addirittura gratis.
Una svendita del territorio che secondo l’associazione ambientalista favorisce le ecomafie e porta alla devastazione del territorio, sono circa 10mila infatti le cave dimesse. Peraltro, favorendo l’attività estrattiva, secondo il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, si rinuncia:
A promuovere un settore innovativo come quello del recupero degli inerti provenienti dalle demolizioni in edilizia, che può sostituire quelli di cava, come sta avvenendo in molti Paesi europei, e che consente di avere molti più occupati e di risparmiare il paesaggio.
Una cava da 100mila metri cubi l’anno ha in media nove addetti, mentre un impianto di riciclaggio di inerti equivalente da lavoro a 12 persone. Si chiede quindi di adeguare il canone delle cave, in tutta Italia, a quello che si paga in Gran Bretagna, cioè il 20%. In questo modo si potrebbero ottenere 567 milioni di euro a fronte degli attuali 53: solo in Puglia si avrebbero risorse per 99,5 milioni di euro, mentre nel Lazio si passerebbe da 10 a 94 milioni di euro l’anno.
Via | Legambiente
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