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Amianto: morto in Sicilia il centesimo dipendente ex Sacelit per asbestosi

17 giugno 2009 0 commenti


Si è meritata il triste appellativo di “fabbrica della morte”: si tratta della ex Sacelit, l’industria che dal 1958 al 1993 ha prodotto in Sicilia tubi, contenitori e lastre a base di amianto. Nei giorni scorsi, infatti, è deceduto per asbestosi il centesimo ex dipendente dello stabilimento sito ad Archi, frazione di San Filippo del Mela, in provincia di Messina.

L’ultima vittima si chiamava Costantino Stroscio, aveva 77 anni e aveva lavorato alla Sacelit dal 1958 al 1988, a diretto contatto con le fibre d’amianto. E’ dal 1975 che si susseguono i decessi dei lavoratori di questa fabbrica, che in totale nella sua storia ha assunto 220 dipendenti, di cui solo otto non si sono ammalati di patologie polmonari. Nel 2005 sono iniziati i primi risarcimenti agli ex dipendenti e ai familiari dei deceduti. E’ seguito un accordo tra i legali del “Comitato ex esposti amianto”, fondato dal sindacalista Salvatore Nania, e l’azienda, stipulato per evitare ulteriori cause: quasi tutti i ricorsi pendenti nelle aule giudiziarie sono stati bloccati dietro risarcimenti che ammontano complessivamente a circa nove milioni di euro.

Nel 2007 la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha sequestrato lo stabilimento, la cui attività era cessata 14 anni prima: l’area non era stata bonificata e i capannoni, dal 2001, erano adibiti a deposito da un’azienda che commerciava in detersivi e prodotti alimentari. L’ex dipendente morto ieri era malato da anni: nel 2004 l’Ausl 5 di Messina gli aveva diagnosticato l’asbestosi pleurica, a 23 anni dai primi sintomi di deficit respiratori. Lo scorso luglio però l’Inail di Milazzo aveva ribaltato quella diagnosi, su cui tutt’ora pende un ricorso, parlando di:

Inspessimenti pleurici da amianto con insufficienza respiratoria.

Le cause di morte per la maggior parte degli ex dipendenti Sacelit sono state comunque l’asbestosi pleuro polmonare e l’insufficienza respiratoria cronica.

Via | Sicilia Informazioni
Foto | Flickr