Precari Ispra sul tetto per salvare l’ambiente
I controlli e la ricerca ambientale si salvano andando sul tetto. Lo pensano i precari della sede ISPRA di via Casalotti, a Roma, che da ieri hanno occupato il tetto dell’edificio dove si trovano i loro uffici e lavoratori, per protestare contro l’annunciato licenziamento di 200 di loro entro fine anno, che seguirebbe quello di altri 250 colleghi già allontanati tra gennaio e giugno di quest’anno.
La disperazione dei lavoratori non deve però far dimenticare l’importanza del ruolo dell’Istituto, il principale ente pubblico di ricerca che in Italia si occupa di ambiente, vigilato proprio dal dicastero di via Cristoforo Colombo oggi guidato da Stefania Prestigiacomo: infatti, l’ISPRA ha funzioni fondamentali per la ricerca e il controllo ambientale nel nostro paese.
Tra gli altri compiti assegnati ai suoi dipendenti (in buona parta ancora oggi precari), ci sono infatti le ricerche sulle navi dei veleni, i progetti relativi al Mose di Venezia, bonifica di siti inquinati e zone portuali da ordigni bellici, ripascimento di spiagge colpite dall’erosione, pesca sostenibile e acquicoltura, ma anche la stesura dell’annuale rapporto rifiuti, il registro delle emissioni in atmosfera, gli interventi e lo studio sulle emergenze idrogologiche e l’annuario dei dati ambientali, giusto per citare alcune delle tematiche proprie dell’ISPRA.
Per effettuare tutti questi compiti, sarebbe essenziale che l’ISPRA non perda personale e fondi, ma è di oggi la notizia che i fondi del ministero dell’Ambiente negli ultimi due anni sono stati dimezzati, mentre la Prestigiacomo, interrogata dai deputati del Pd in Commissione Ambiente sul futuro dei precari Ispra, ha detto che ha bisogno di una settimana di tempo per decidere il da farsi. Sette giorni per decidere di una situazione che conosce benissimo da almeno un anno e mezzo.
Via | Blog Precari Ispra