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I colori di un’economia lungimirante

24 aprile 2009 0 commenti

gas4Il latte è bianco. Ma lo senti, se chiudi gli occhi, il profumo della terra. Il verde delle colline mista di gialli e rossi sopra i campi, verde di erba ancora sui terrazzamenti. Perché il sapore del burro, delle caciotte, del grana, delle mozzarelle, degli yogurt,  viene da lì.

Un latte, un profumo, un cammino a ritmi di una civiltà che ti si ripropone davanti. Lo vedi, lo senti e ti ritrovi a provar gratitudine per quest’uomo minuto e deciso che nei gesti d’ogni giorno presidia la terra, difende un ambiente, permette futuro.
E’ Massimo Tomasoni con il suo Biocaseificio F.lli Tomasoni di Gottolengo, Brescia. Una tradizione, un profumo di terra, di padre in figlio dal 1815. Il passaggio dal convenzionale al biologico è avvenuto ormai da anni quando la terra aveva bisogno di scelte. Di spartiacque.
Una storia che stava per chiudere. Di colpo, come il latte bollente che straripa dal pentolino e spegne il gas. Ed invece, questa storia, questa azienda è stata salvata dal fallimento grazie all’intervento di oltre 90 gruppi d’acquisto solidali. I GAS. Un esperimento di finanza “dal basso” interessante, specie in tempi in cui un’impresa su dieci fatica ad avere accesso al credito.

Una fatica comune perché le banche ed il sistema del credito non finanziano sufficientemente il futuro ma la speculazione. Pagando solo per ultime questa loro libertà con i soldi degli altri.
Appunto i soldi degli altri. E gli altri, siamo io, te, molti di loro, ed erano e sono anche i Gas e i loro singoli soci che non potevano che pensare insieme, ma con l’urgenza del momento, alla necessità di incidere nelle scelte.
Attraverso un progetto che accomuna individui, persone, realtà sociali, nel rispondere per tempo a problemi che oggi invece attendono che altri decidano. Un progetto, una soluzione che va ben oltre il vedere che la terra brucia e la campana suona che, tra l’altro, comunque troppi ne vedono ne sentono.

I 90 Gas hanno, in un mese, concretizzato un “modello” che sostituisce il sistema bancario predatore per la richiesta e concessione di prestiti e finanziamenti.
Sono diventati, raccogliendo fino ad ora oltre 140.000 euro necessari per far fronte alla crisi di liquidità dovuta all’aumento pazzesco del latte nel 2007 e soprattutto 2008 e al capitale fermo di 1200 forme di grana a stagionare 30 mesi, che produrrà entrate appunto solo alla vendita, prestatori di speranza, prestatori di futuro. Svegli e concreti nel presente.

Prestandoli con equità, con solidarietà in un quadro di dignitoso rispetto di chi, di questo denaro, ne ha bisogno. Imprestarlo senza regalarlo. Aiuto responsabile e solidale, non elemosina.
Con la forza della consapevolezza, dell’insufficienza e dalla mediocre pericolosità del senso comune e del puro aspettare che altri decidano. Quando la terra brucia. E la campana suona.
Non sottovalutando il danno di un’azienda che chiude e il proprio ruolo di cittadini, di portatori di un’economia fatta di relazioni, di concretezza, di scelte. Piccole ma quotidiane

Perchè i Gas, le persone dentro i Gas, non hanno dimenticato di avere un cuore, perchè non hanno paura della forza delle idee, e del profumo della terra. Dei colori della terra. Vanno di moda azzurro e bianco, cieli azzurri e mari caraibici. Ma chi ha salvato Tomasoni dal fallimento suo e proprio, non ha mai cercato i colori del consenso, vuole i colori dell’azione, dell’attenzione, del coinvolgimento, della reazione, della rivoluzione, della partecipazione attiva, della lotta, delle montagne partigiane, delle maschere dei bimbi a carnevale, della  pelle dei marinai e quella degli indios, non vogliono plastica vogliono allegria e operai, fatica ma non dolore, danzare la vita ma non sulla musica di altri, diritti non solidarietà.
I Gas si sono impegnati per questo. Partono da questo. E’ il loro colore, il loro impegno.
Una pennellata color della terra, dell’economia reale, di sbieco sul viso della gioconda finanziaria. Sul potere delle banche, avide e perciò malate.

Ora che il biocaseificio Tomasoni ha spazzato via i fumi del bruciato, i voli dei corvi e le mani da giocatore di poker delle banche e si sente ancora, a occhi e polmoni aperti il profumo della terra, il verde delle colline, mista di gialli e rossi sopra i campi, verde di erba ancora sui terrazzamenti perché il sapore del burro, delle caciotte, del grana, delle mozzarelle, degli yogurt,  viene da lì, con un profumo, un cammino a ritmi di una civiltà che ti si ripropone davanti, e lo vedi, lo senti e ti ritrovi a provar gratitudine per questa possibilità, permessa e realizzata, di presidiare la terra, difendere un ambiente, permettere futuro, ora, appunto sai che è ancor più reale, concreto, possibile un modello di altra economia e altro modo di fare e dare credito.