Scontatissimo
Anche oggi le vostre cassette delle lettere, grazie al marketing della grande distribuzione e alla posta - untori di moderne colonne infami - sarete molto probabilmente invasi da pubblicità non voluta, come già accadde ieri e come probabilmente accadrà domani. Una pubblicità che sbatte in viso sconti come gli specchietti degli spagnoli di Cortes verso i Maya in cambio di monete d’oro. Può essere interessante allora girarlo nel palmo questo specchietto e raccoglierlo sul palmo e, come una moneta, girarlo tra le dita. E vedere, insieme, se alcune domande trovano risposta.
Per esempio lo sconto è etico? E’ vero? Io ho due risposte distinte, la prima la vorrei condividere oggi, con una proposta che ormai ha alcuni anni, la seconda nei prossimi giorni. Abbiamo notato quante tonnellate di manifesti vediamo nelle cassette della posta, per le strade a caratteri cubitali, esagerazioni iperboliche, con periodici sconti spropositati, 70-80%, o addirittura “vendite sottocosto”? Sembra quasi beneficenza! Ma c’è ancora qualcuno che crede, come viene suggerito, che è un “lavorare in perdita?” E, in questo caso, chi paga questa perdita visto che qualcuno deve pur pagare? Non è mancanza di rispetto per i consumatori, per i cittadini? Se ad ogni piè sospinto vediamo questi cartelloni vuol dire che non ci domandiamo e non chiediamo conto soprattutto: “come si forma un prezzo”.
Cioè la catena del prezzo a ritroso dal consumatore al produttore. Quanto è l’incidenza delle diverse quote che formano il prezzo finale. Se sapessimo che un prezzo si forma per esempio sulla condizione di partenza dello sfruttamento dell’ambiente e/o del produttore e dei diversi soggetti che permettono la presenza del prodotto in un punto vendita sarebbe forte il nostro senso di ripulsa come la nostra condanna, ne sono convinto e fiducioso. Non crediamo che, ognuno per la sua parte, è quindi necessario che il consumatore chieda alle istituzioni ed ai negozi il “prezzo sorgente”? Cioè il prezzo al quale il produttore vende il suo prodotto. Evidenziando così, con un semplice dato sulla confezione, i rapporti di produzione e le appropriazioni di ricchezza che avvengono nella filiera della circolazione dei prodotti, trae beneficio anche il mercato.
La tracciabilità, cioè il percorso del prezzo, permette di individuare se l’elemento di fiducia - che il produttore, il commerciante, il distributore hanno costruito - sia corretto e quindi meritevole d’acquisto da parte nostra. Con queste finte offerte strillate invece il “senso critico” del consumatore, va a farsi benedire paralizzato dalla proposta di “un’occasione eccezionale”. Imperdibile. Secondo voi perché in tutte queste chiacchiere e interventi dei commercianti grandi, grandissimi o piccoli che siano nessuno ha raccolto finora l’invito?
Non si fidano di noi o di loro?