Intrecci pericolosi
Stavo ricercando nei miei ritagli di giornale, nelle circolari professionali e nelle audizioni parlamentari un rimando in la nel tempo per far mente locale sulla richiesta di abolizione delle Commissioni di Massimo Scoperto (CMS) che le banche applicavano alla bersagliera a quei clienti che andavano in rosso sul conto corrente. Ho trovato dichiarazioni ufficiali del Presidente dell’Autorità garante del mercato (Antonio Catricalà) che nel giugno 2008 che definiva questo balzello: “una prassi iniqua e penalizzante per i risparmiatori e per le imprese”.
Questo intervento aveva messo in moto il Ministro Tremonti per rendere illegali queste commissioni, arrivando ad annunciare di vietarne l’introduzione sotto altre forme. L’articolo 12 della bozza scritto da Tremonti recitava infatti: «Tutte le clausole aventi a oggetto il massimo scoperto o clausole con medesimo scopo o finalità sono da ritenere nulle»… parola di Legge 2/2009 del 29/01/09.
Non era possibile quindi per le banche aggirare la Legge, ma una soluzione andava trovata, essendo la voce di bilancio decisamente lucrosa, per le banche.
Come fare? Lobby dura. L’ABI (l’associazione delle banche italiane) si è data da fare ed ha convinto, senza scriverlo sulla stampa e silenziando Porta a Porta, il ministro Tremonti che ha autorevocato la norma da lui stesso precedentemente proposta e presentata al Parlamento. Queste lobby hanno migliori e più rapidi risultati, evidentemente, di quelle della società civile.
Dal 1 ottobre, andando in banca troverete che tutto è come prima, forse peggio di prima: dovevano essere nulle, illegittime, illegali. Invece ora il correntista - famiglia o impresa che sia - rischia facilmente di pagare pure di più. Parola di Legge 102/2009 del 3/08/09. Perché pagherà solo per il fatto di averlo il fido, anche se, momentaneamente, non lo usa. Tremonti è stato però irremovibile ed ha imposto alle banche di cambiare almeno nome al balzello. E fino al 31 dicembre 2009 questo “transitoriamente” non verrà neppure computato ai fini della verifica del tasso soglia usura.
Ogni banca ora gli ha dato un nome nuovo DIF (corrispettivo disponibilità immediata Fondi) per Unicredit; CA (Corrispettivo su accordato) per Monte Paschi Siena; CAF (Commissione sull’Affidamento) per BNL; CDC(Corrispettivo Disponibilità Creditizia) per Banco Popolare; CDF (Commissione di disponibilità Fondi) per IntesaSanPaolo.
Ma l’Autorità che c’entra? nell’indagine conoscitiva su banche, assicurazioni e sgr svolta lo scorso anno l’Agcm ha evidenziato anomalie spaventose e preoccupanti: L’80% dei gruppi esaminati ha nei propri organismi soggetti con incarichi in società concorrenti (a pagina 9 del pdf che trovate qui). “Un azionariato, anche per le società quotate, spesso concentrato in capo a pochi soggetti e legato da patti, nonché una gestione caratterizzata da incarichi personali doppi o addirittura multipli in società concorrenti e da intrecci del tutto peculiari rispetto al resto d’Europa”.
Ci saranno dei rischi, delle conseguenze in questi intrecci? Quali interessi vorrà o anche solo potrà tutelare il soggetto che fa parte di una società a titolo di amministratore, di un’altra (magari partecipata) a titolo di azionista di maggioranza, e in un’altra ancora, per giunta concorrente, ricopre un altro ruolo chiave?
Lo conferma, ma non ce ne sarebbe bisogno, la stessa Autority: “L’instabilità di alcuni azionisti – dice il presidente Catricalà - può investire le imprese nelle quali è detenuto il capitale, e ciò a maggior ragione quando sono coinvolte le società concorrenti”. E inoltre “gli interessi ‘incrociati’, e non sempre lineari tra soggetto finanziato e soggetto finanziatore, tra soggetto partecipato e soggetto azionista possono disincentivare l’esigenza di chiarire al mercato l’assetto patrimoniale e i rischi assunti”.
Forse servirebbe maggiore trasparenza…
E magari anche l’eliminazione dei cumuli di ruoli e incarichi tra concorrenti (guardate la scheda per rendervene conto), nonchè nella definizione più puntuale dei requisiti per figure rilevanti come gli amministratori indipendenti. Il 96% del campione di banche, assicurazioni e altre società finanziarie esaminate dall’Antitrust presenta “nei propri organismi di governance soggetti con incarichi in concorrenti”. E non si tratta di due o tre soggetti, specifica l’Autorità: si arriva fino a 16. Un’anomalia tutta italiana.