Incontro con i catastrofisti.
Non ci si fa a prima vista una gran figura nell'articolo del canadese Toronto Star di qualche giorno fa. Il titolo è "Incontro con i catastrofisti dei nostri giorni", e il giornalista chi ti intervista? Qualche peakoiler locale un filino fuori di testa. C'è persino, scaricabile, la lista della spesa del perfetto catastrofista, che include qualcosa come 195 chili di polenta, 229 chili di farina, 85 chili di riso e, orrore, 57 barattoli di spaghetti al sugo.
Il picco del petrolio è il millenarismo dei nostri tempi di recessione, uno scenario apocalittico sostenuto da fondamenti scientifici. Essi si aspettano che il 21° secolo somiglierà molto al 18°. Lo scenario peggiore: primitivo. Lo scenario ancora peggiore: primitivo e pericoloso.
Il redattore ci mette un filino di ironia, ma non troppa, mentre si sente raccontare dell'allestimento di barche a vela da sopravvivenza con cui passare (ancora aperto?) il Canale di Panama verso rifugi caraibici. Ma a ben guardare, si scopre che il punto di vista dello scrivente è un po' diverso dalla scontata presa per i fondelli. Il sommario infatti recita: Per millenni, gli apocalittici hanno predetto la fine del mondo. Ma in questi giorni, la teoria è supportata dai fatti: il petrolio sta finendo. Dovremmo allora ascoltare?
Poi, stupore, un boxino interno rimanda ad un altro serissimo articolo, che titola: Prendete sul serio il picco del petrolio - sarà qui prima di quanto pensiate. Non è più il delirio di qualche antisociale, gli esperti avvisano che dovremo abbracciare un sostanzioso cambio di vita.
Insomma, coraggiosi questi canadesi. E se i lettori li prenderanno sul serio, ci sarà un incremento nella vendita di spaghetti in scatola...