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E ora si smantella tutto.

12 maggio 2009 0 commenti

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Che curioso. Giusto si facevano ipotesi sul "picco del Ferro", e spesso qui si parla di crisi del trasporto marittimo. Ora le due cose incredibilmente coincidono, come racconta Der Spiegel.

Sappiamo che da tempo ci sono centinaia di navi portacontainer ferme nei porti, perché il furioso commercio di cianfrusaglie (e non solo) via mare si è praticamente bloccato a causa della crisi economica e finanziaria. Ma chi si occupa del settore evidentemente non legge i giornali, per i quali la crisi è roba vecchia, o non ascolta i vari pronunciamenti ottimistici dei leader mondiali. Infatti, invece di attendere la "ripresina", si procede alla distruzione delle navi per recuperarne ferro e acciaio. Insomma, le danno per perse. In Asia ormai ci sono appositi porti dove le navi arrivano per essere ridotte a materia prima.

E i relitti sono ciò che rimane di un mondo che sta scomparendo. Una volta percorrevano gli oceani come bandiere della globalizzazione. Ora sono i simboli di un ordine che minaccia di affondare con loro.

La faccenda è cominciata proprio alla fine dello scorso anno. Ed ora si smantellano portacontainers, petroliere, navi da trasporto veicoli, persino navi da crociera. Una nave scompare in soli 40 giorni. E gli "sfasciacarrozze" asiatici si fregano le mani, perché il business sta decollando. Non solo le navi si presentano a centinaia sotto le loro fiamme ossidriche, ma c'è la fila anche per acquistare i materiali da riciclo: acciao, cavi elettrici, tubature, generatori. Persino porte, tavoli, tappeti, piatti e frigoriferi vengono rivenduti localmente in improvvisati bazaar.

Io trovo tutto ciò molto inquietante. Finché le basi della nostra economia si fermano beh, si può ancora sperare. Ma quando vengono definitivamente smantellate...

 

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