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New York Times all’attacco. “Complottisti” del peak oil?

27 agosto 2009 0 commenti

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Chissà come mai il NYT decide di partire con un bell'attacco frontale, e di sprecare energie pubblicando un articolo che titola "Il peak oil è uno spreco di energia". L'autore, Michael Lynch, esordisce dichiarandosi scandalizzato dalle ultime dichiarazioni di Fatih Birol capo economista dell'EIA. Si affretta quindi a smentirle attraverso perle di questo tenore:

La teoria del peak oil è stata promossa da un motivato gruppo di scienziati che basano le loro conclusioni su povere analisi dei dati ed interpretazioni sbagliate del materiale tecnico.

La maggior parte delle argomentazioni sul peak sono basate su aneddotica, vaghe referenze e ignoranza di come funziona l'industria petrolifera nel trovare giacimenti e estrarre petrolio.

Il tizio che scrive non ha fatto i compiti, altrimenti saprebbe che buona parte degli ignoranti scienziati che cita sono geologi ed ingegneri che hanno lavorato per decenni per le compagnie petrolifere, e quindi qualche idea di come funziona la faccenda ce l'hanno. Il resto dell'articolo è votato a spiegare a noi comuni mortali come funzia il misterioso mondo del petrolio, e Lynch (nomen omen) si esibisce quindi in altre perle quali "è normale che da Ghawar fuoriesca acqua, visto che ce la pompano dentro" oppure "le stime dei nuovi giacimenti vengono sempre poi riviste all'insù", o "cento anni fa in Persia estraevano a dorso di mulo", e per finire "si stima che ci siano 10 miliardi di barili, quindi è tutto ok".

I ragazzi di The Oil Drum si sono scatenati al contrattacco, e l'articolo ha già oltre 180 commenti. Quello che a me ha lasciato sbalordita, invece, è la tecnica usata nell'articolo: sembra quasi si debba smentire una teoria del complotto. Esiste un sistema preciso per redigere una smentita ad una conspiracy theory, un giornalista lo decodifica in un attimo: smascherare gli ignoranti e dilettanti promotori, spiegare poi la verità svelando le basi scientifiche sconosciute all'umile lettore non addentro alla questione, e per finire ironizzare sui dettagli che rendono il tutto ridicolo ponendo fine alla diatriba.

E' la prima volta che vedo usare questo sistema, nei confronti del peak oil, da parte di autorevoli testate giornalistiche. Finora i molti articoli vòlti comunque a smentire la preoccupazione del peak, l'hanno trattata in modo scientifico e per quello che è, ovvero appunto una preoccupazione più o meno fondata a seconda dei punti di vista.

Perché ora questo "salto di qualità"? Personalmente, mi sento offesa. Non tanto per me, che forse sono davvero una dilettante, ma per le numerose autorevoli e preparate personalità scientifiche che da anni approfondiscono seriamente la cosa. Non meritano di essere superficialmente liquidati neanche fossero ufologi... e da uno di gran lunga più ignorante di loro.

 

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