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Il giorno che crollò il mondo.

11 settembre 2009 0 commenti

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L'11 settembre è il compleanno della mia migliore amica. Non rischio più di dimenticarmelo.
Otto anni fa, mentre ero come tutti davanti alla TV, mi chiamò mia sorella gridando allarmatissima: "Ci stanno attaccando gli extraterrestri!" Lei è un filino esagerata, ma a tal punto era impossibile, lì per lì, riuscire a capire chi avesse potuto compiere un attacco di tale portata e di tale gravità. I russi? I cubani? Figuriamoci. Ma nel giro di poche ore, abili investigatori scoprirono passaporti fumanti e manuali di volo, e il mondo ebbe una risposta.
Una risposta costata molto a molti, e le tremila vittime dell'11 settembre divennero molte, ma molte di più, e non solo americane.

L'Afghanistan ebbe la sua guerra, il suo Presidente firmato Unocal, ma non ancora il tanto sospirato oleodotto. L'Iraq fece la sua parte, con decine di migliaia di morti, il Paese spaccato, ma gli oleodotti ancora saltano in aria e i giacimenti vanno al rallentatore. L'Iran, per il momento, ha salvato la buccia. Per promettere la chiusura di Guantanamo, c'è voluto un Presidente diverso da ogni altro prima.

Il primo a fare una sommaria analisi dei fatti, che andasse oltre le spiegazioni predigerite, è stato Michael Moore con il suo Farenheit 911. Ho sempre pensato che gli abbiano dato la Palma d'Oro a Cannes più per ringraziarlo di aver messo su pellicola le segrete opinioni di tutti che per vera arte filmica. Il primo che ha collegato gli eventi dell'11 settembre al picco del petrolio è invece un libro poco conosciuto in Italia perché mai tradotto: si tratta di Crossing The Rubicon di Mike Ruppert. L'autore, un giornalista americano, mostrava di conoscere molto bene il problema picco... e insinuava che lo conoscessero altrettanto bene i membri della junta Bush. Gli eventi del 2001, secondo Ruppert, sono stati causati dalla consapevolezza dell'approssimarsi del picco e dalla necessità di modificare gli assetti geopolitici mondiali con l'approvazione di un'opinione pubblica paralizzata dal terrore e il forzato sostegno degli alleati.

La junta, come la chiamò in seguito Gore Vidal nel suo Le menzogne dell'impero e altre tristi verità, nel 2001 non si poteva neppure menzionare. Le gesta di quel superclan petrolifero di comando che includeva Cheney, Wolfowitz, Armitage, Rumsfeld e Perle (detto Il principe delle tenebre), autore del profetico PNAC, Project for The New American Century e vero think tank dietro l'amministrazione Bush e la gestione post-11 settembre, venivano ignorate dalla stampa e i giornalisti di tutto il mondo. Solo i siti Internet più estremisti osavano parlarne.
Unica eccezione, in Italia: Giovanni Minoli, che nel 2003 svolse un'eccellente e lunghissima inchiesta sui ogni membro della junta inchiodandoli alle loro responsabilità. Andò in onda su RaiTre alle due di notte. Oggi Giovanni Minoli sarà forse chiamato a "normalizzare" RaiTre per compiacere un governo ormai disfatto.

In fin dei conti, sono passati otto anni.

 

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