Passaggio a Nord-Est, e i bambini fanno “Ohhh!”.
Questa è una di quelle storie che da bambina mi appassionavano. Le grandi sfide con la natura, le coraggiose esplorazioni, le imprese impossibili, l'Everest, la Fossa delle Marianne, l'Amazzonia... e i Poli.
Ebbene: l'Independent di ieri titolava "Un trionfo per l'uomo, un disastro per l'umanità". Si cresce, si cambia. E il Passaggio a Nord-Est che si apre alle navi, alle rotte commerciali, non è più un evento da salutare con il riverente stupore di bambina, ma con la consapevolezza della conferma di un pericolo incombente.
Due navi tedesche, che trasportano materiali da costruzione e forniture per una centrale elettrica Siberiana, stanno per arrivare al porto di Rotterdam dopo aver seguita la rotta nordica, che dall'Alaska costeggia la Russia e poi scende per la Scandinavia. Hanno risparmiato dieci giorni di viaggio, e ben 93 mila dollari di carburante. Sono le prime, non saranno le ultime: il passaggio è ufficialmente aperto, per la prima volta nella storia.
I russi si fregano le mani: ricchi pedaggi per l'uso dei loro rompighiaccio nucleari (gestiti dallo Stato), e concorrenza avviata contro Panama e Suez. Testimoniano infatti i russi che la strada è ancora piuttosto impervia, ma "Niente a che vedere con la situazione di 20 anni fa". Il passaggio, oggi, è quasi sempre libero dai ghiacci in estate.
Il primo tentativo di violare il passaggio a Nord-Est risale a 550 anni fa. Mezzo millennio dopo, l'impresa è compiuta. Ma non certo per merito di un coraggioso esploratore.