Iran. Una situazione che non conviene a nessuno.
Questa situazione in via di sviluppo con l'Iran mi stupisce sempre di più. Nessuno ha da guadagnarci in un inasprimento della tensione, specialmente dal punto di vista petrolifero. Le ultime news parlano chiaro.
Ad esempio, in Iran manca il gas. Lo credereste possibile, a casa del secondo produttore al mondo? Eppure, sembra che il prossimo inverno mancheranno all'appello 200 milioni di metri cubi di gas. Nella prima metà di quest'anno il consumo ha superato del 30% il consumo dell'anno scorso: cifre che fanno tremare le vene dei polsi. L'Iran, malgrado nuoti nel gas, ha grossi problemi tecnologici nello sfruttare a fondo i giacimenti, e inoltre usa molto del gas prodotto per mantenere la pressione nei pozzi di petrolio. E se manca il gas a Teheran, è lecito ipotizzare che anche le esportazioni subiranno un calo.
Esportazioni che, notoriamente, non vanno in USA. Eppure, gli Stati Uniti meditano sanzioni che prevedono appunto tagli agli investimenti stranieri nel settore estrattivo. Una tale decisione non potrà che peggiorare la produzione iraniana (che come abbiamo detto ha problemi di tecnologia) e le relative esportazioni, fino a prospettarne persino uno stop in un futuro non lontano. Chi ci rimette? L'Iran, certo, ma anche tutti coloro che investono colà nonché chi acquista il loro petrolio e gas. Un esempio a caso, la Cina, che lo scorso anno ha importato dall'Iran ben il 15% del suo totale, con un aumento del 22%. Inoltre vi esporta benzina, e Teheran è un ottimo cliente visto che importa il 40% del suo fabbisogno di benzina dall'estero, e si prospetta una chiusura di rubinetti da parte degli Stati coinvolti nelle sanzioni.
Questi ultimi sono rappresentati in gran parte dagli Stati Europei. L'Europa fa affari con l'Iran da decenni, esporta prodotti e know-how e importa petrolio e gas (specialmente Francia e Italia, oltre ai Paesi dell'Estremo Oriente).
Ultima annotazione: a me pare che impedire l'estrazione o il commercio di petrolio non sia la strada migliore per scoraggiare la costruzione di centrali nucleari, semmai accade il contrario. Ma si tratta di bieco buonsenso e quindi sicuramente sbaglio.
Insomma, queste sanzioni non convengono a nessuno: né all'Iran, né alla Cina, né all'Europa. Inoltre, è ormai ampiamente dimostrato che con le sanzioni non si ottiene nulla, qualsiasi cosa si desideri. A che pro, allora, devastare la produzione petrolifera del Paese che ha le terze riserve mondiali? Vengono in mente un sacco di cattivi pensieri: aiutare la produzione di altri Paesi concorrenti, far salire il prezzo del petrolio, mettere in difficoltà la Cina, in imbarazzo l'Europa e la Russia. Tutte cose che con qualche missile hanno poco a che fare, ma molto con (come avevamo ventilato) la definizione di nuovi rapporti di forza. Poco a che fare col nucleare, e molto a che fare col petrolio.
(Un vecchio articolo per i nuovi lettori.)