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Kyoto e i sauditi bisognosi.

9 ottobre 2009 0 commenti

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E' in via di chiusura l'incontro sul clima promosso dall'ONU a Bangkok, e come regolarmente accade non si riesce a capire si si sia concluso qualcosa o meno. Accuse e controaccuse di voler smantellare il protocollo di Kyoto, Paesi in via di sviluppo e Paesi ricchi che si lanciano sfide a distanza. Si creano gruppi di pressione in un senso o in un altro, e come i bambini all'asilo è un continuo di "se non lo fanno loro allora neanche noi" oppure "perché loro sì e noi no?". Mi scuso se non riporto nel dettaglio le varie posizioni assunte, ma è tutto talmente patetico da far cadere le braccia.

L'unico ottimista è il nostro amico Fatih Birol, capo economista dell'EIA,che ha annunciato che le emissioni potrebbero scendere del 3% nel 2009 solo a causa della crisi economica. Birol ha detto che la crisi, paradossalmente, è una grande opportunità per agire sul clima: un -5% entro il 2020 per la recessione, e se si seguisse anche Kyoto si riuscirebbe nell'intento di limitare di 2 gradi l'aumento delle temperature.

A questo punto, visto che si tratta dell Agenzia Internazionale dell'Energia, qualcuno deve essersi sentito punto sul vivo. Tra i tanti vocianti Paesi, ognuno a piangere miseria per un motivo o per l'altro, si fanno vivi i meno sospettabili: ovvero i sauditi, che hanno avuto l'incredibile faccia di bronzo di chiedere aiuti economici qualora il protocollo implichi una diminuzione dell'uso dei combustibili fossili. Calcolando una perdita di 19 miliardi di dollari l'anno, hanno dichiarato che i negoziati sul clima sono in realtà una scusa per colpire i Paesi produttori di petrolio.

Tutto ciò suona addirittura offensivo, a noi che ricordiamo gli sceicchi coi rubinetti d'oro e le jeep Bentley per fare le corsette sulle dune. Come se avessero un diritto divino a incamerare tot fantastiliardi l'anno, petrolio o non petrolio. In realtà, il reddito pro-capite in Arabia Saudita è piuttosto bassino, circa 20.000 dollari l'anno, e in calo per via dell'aumento della popolazione. Lo scenario più plausibile è che, finita la pacchia del petrolio per il picco o per il clima, i principi e gli sceicchi se ne scapperanno in Svizzera a godersi i loro stramiliardi e la popolazione si troverà ad affrontare tempi parecchio duri...

 

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