Produzione, recessione e Cina.
TOD pubblica oggi una bella analisi di Oilwatch Monthly, la newsletter che mensilmente riepiloga l'andamento della produzione e del consumo di petrolio. Potete scaricarla da qui, se volete leggervela.
A me hanno molto colpito due grafici (amo i grafici):
Questo è quello relativo alla produzione mondiale di Crude. La cosa più rilevante è il crollo in coincidenza con la crisi finanziaria. Se guardate il grafico riguardante la produzione non-OPEC è ancora più evidente, una caduta letteralmente a precipizio nella seconda metà del 2008: talmente impressionante da far immaginare trivelle ferme e rubinetti chiusi. Il picco è ora stabile al Luglio 2008, a 74,75 milioni di barili al giorno. Appare logico che la discesa della produzione sia probabilmente imputabile alla crisi ed al crollo del prezzo, niente a che vedere insomma con una carenza di materia prima. Non appena la crisi finirà, insomma, tutto lascia presumere che la produzione riprenderà... però?
Guardate il secondo grafico.
Si tratta del consumo petrolifero cinese. A differenza degli altri Paesi (USA ed EU), c'è un picco impressionante di consumo a partire dalla fine del 2008, picco che ha abbondantemente stracciato anche i record precedenti. Cosa sta succedendo? Forse che la Cina è rimasta l'unica ad avere una sostenuta produzione industriale? O peggio: visto il calo altrove, che la produzione industriale cinese aumenti per sostituire quella finita in crisi nel resto del mondo? Oppure, stanno accumulando riserve per approfittare del prezzo basso?
Non si sa. Ma questa figura mette in discussione qualsiasi conclusione ottimistica sul futuro che possa essere stata ingenerata dal grafico precedente. Anche se la crisi dovesse finire, è lecito aspettarsi che la Cina continui con questo trend di domanda, e quindi buonanotte a qualsiasi speranza di un nuovo aumento di produzione petrolifera che NON sia accompagnato da una sostanziosa risalita del prezzo. Anche perché la spare capacity è minima, e non appena l'economia si rimuoverà tutti i Paesi emergenti, compresi gli stessi Paesi produttori di petrolio, aumenteranno la loro domanda.
Ci tocca insomma decidere tra la padella e la brace: che continui la crisi con un prezzo del barile "umano", o che finisca trovandoci a pagare il petrolio a tre cifre. Il che ci porta dritto ad un'altra crisi, ovviamente...