Ma quanto mangiate?
Nelle discussioni sulla fine dell'era petrolifera, molto spesso è centrale il problema dell'agricoltura, dell'alimentazione, insieme a quello della sovrappopolazione.
Ogni tanto leggo il bel blog gastronomico di Bressanini sull'Espresso, e credo sarebbe sorpreso di veder citato il suo più recente post in un contesto molto diverso da quello che ha rappresentato lui. Cosa mangiavano gli italiani una volta? diventa qui Ma quanto diamine mangiano gli italiani oggi? I grafici proposti da Bressanini danno molto da pensare. Osservate questo (cliccate per vederlo grande):
Si tratta del consumo di carne e pesce in Italia negli ultimi centocinquant'anni circa. Dalla metà dell'800 alla metà del secolo scorso il consumo pro capite era stabile tra i 15 e i 25 chili l'anno. Oggi siamo quasi a 150. 150 chili di carne procapite l'anno. Si tratta di mezzo chilo al giorno: un vero sproposito, in cui certo nessuno di noi si riconosce. Come mai? Anzitutto, perché molta è la carne "occulta": la bistecca non supera magari i due etti, ma poi bisogna considerare il macinato nel ragù, la fetta di prosciutto nel tramezzino, la salsiccetta come antipasto. A ciò, va aggiunto il quantitativo di carne che ogni giorno viene gettata via nella ristorazione, nelle mense, nei supermercati perché invenduta. Tutto fa media.
Tornando al nostro discorso: sembra che la popolazione italiana se la cavasse benissimo anche con un quinto della carne che si consuma oggi. La mortalità era superiore? Certo: ma non vorrete mica confrontare anche gli ospedali, l'igiene e riscaldamenti a disposizione. Forse compensavano mangiando più farinacei? Ecco l'altra sorpresa:
Esatto: il consumo di farinacei, nel nostro Paese, è rimasto praticamente identico nell'ultimo secolo e mezzo, con alcuni alti e bassi e con qualche variazione di gusto: più pasta e meno polenta, ad esempio.
In aumento anche (sorprendentemente, e per fortuna direi) il consumo di frutta e verdura. I nostri nonni mangiavano molte meno delizie dell'orto di quanto a noi ambientalisti piace sognare.
Insomma: a conti fatti oggi siamo a 600 chili di cibo pro capite l'anno, contro i circa 380 di prima della guerra (periodo autarchico e prospero, a giudicare dalle statistiche). Ancora convinti che se dovessimo calare la produzione di cibo del 40% moriremmo tutti di fame? Ancora convinti che dovremmo far fuori il 40% della popolazione pur di continuare a rimpinzarci di bistecche e salsicce cinque volte di più dei nostri genitori e nonni, che pure campavano dignitosamente?
Non sarà invece che questo assurdo eccesso di produzione e consumo porti anche ad un assurdo spreco, e invece di prospettare apocalissi faremmo meglio ad abituarci ad una vita... semplicemente più normale?