Oggi l’acqua, e domani privatizziamo l’aria.
Pronti a pagare per ogni respiro che fate? Se siete asmatici costa di più, per via che ansimate e quindi consumate come una Ferrari. Preparatevi.
Intanto, per scaldarci i muscoli, cominciamo col pagare salata l'acqua. Arriva oggi in Senato la famigerata legge che, lemme lemme ma inesorabile come la morte, sta concedendo a grandi gruppi internazionali il controllo sulle nostre acque. L'ho saputo ovviamente da un blog, che lo annuncia dalla prima pagina di OK Notizie. Sembra che alcuni abbiano cercato di rilanciare la notizia su Facebook, ma altri utenti l'hanno segnalata come "offensiva" (forse perché proveniva da un blog politico?); altri si sono presi la briga di prendere virtuali carta e penna e scrivere ai senatori, ma le mail sono tornate indietro. Le caselle di posta del Senato sono intasate, probabilmente perché nessuno le svuota mai.
Per quanto riguarda i media, la cosa non fa notizia, e in un modo addirittura vergognoso. Cercando su Google News con la chiave "acqua privatizzazione" guardate che deserto esce fuori. Un articolo de La Stampa, qualche post dai blog, qualche cenno sui giornali locali. Il resto, tace.
Eppure non è una notizia da poco. Anche per le conseguenze che porta, ad esempio questa:
la Puglia avanza quindi la pretesa di considerare l'acqua dei suoi cittadini non assoggettabile ai meccanismi di mercato assumendo peraltro l'inziativa di impugnare l'art. 15 del decreto governativo presso la Corte costituzionale in quanto lesivo dell'autonomia regionale. Questa posizione di aperto rifiuto della privatizzazione non è un fatto isolato ma si diffonde e si consolida anche in altre zone del paese.
Non succede tutti i giorni che le Regioni e Provincie (dalla Sicilia a Caserta al veronese) si pongano in una posizione di scontro aperto col governo impugnando le leggi. Eppure tutto ciò non merita menzione.
Nel giro di qualche settimana l'acqua sarà privatizzata in tutto il Paese, e senza arrivare a citare Cochabamba (dove fu privatizzata persino l'acqua piovana!) sappiamo ciò a cosa porterà: aumenti vertiginosi nei prezzi, fine della sovranità su una risorsa fondamentale e soprattutto NOSTRA.
I cittadini non sono informati, non reagiscono, oppure quando lo fanno si trovano a sbattere contro un muro di gomma a cui la stampa partecipa alacremente.
Vi invito a rileggere un post di qualche mese fa. Benvenuti in Africa.