Braccia strappate all’agricoltura.
Domenica pomeriggio, bimbo con la febbre, si gioca a Farmville: il social game via Facebook che sta ottenendo un successo planetario, con 60 milioni di iscritti e tanto di articoli sul New York Times, il Los Angeles Times e persino Fortune e Forbes.
Si tratta di mettere su una fattoria virtuale, con semine, raccolti, mungiture e frutteti, collaborando con gli amici facebookiani che si dedicano alla medesima attività. Una cretinata? Probabile: ma se poteste vedere la mia lista di colleghi contadini, vi trovereste insospettabili docenti universitari, ingegneri, giornalisti e blogstar che ogni giorno meticolosamente fertilizzano e raccolgono cocomeri o mirtilli. E naturalmente molti attivisti di sostenibilità, decrescita e questioni energetiche, alcuni anche piuttosto conosciuti.
Cos'ha Farmville di tanto attraente? Qualcuno l'ha definito "una fattoria virtuale per braccia strappate all'agricoltura", e devo dire che condivido parecchio tale sintesi. Oltre alla carineria dei baby tacchini e delle pecore nere, infatti, ciò che attrae è la possibilità di curare una fattoria in una versione disneyana in cui non gràndina mai, gli olivi non hanno la mosca, le zucchine non prendono l'oidio, e non c'è neppure bisogno di irrigare. Madre Natura fa tutto da sola, una cornucopia di abbondanza in cui si cresce a oltranza e ci si amplia senza fine.
La cosa forse più divertente di Farmville è scoprire l'atteggiamento mentale di ciascuno, nell'intraprendere tale vita contadina da cartoon: chi si dedica anima e corpo alle decorazioni, chi cresce con lentezza godendosi i piccoli passi, e chi si danna la vita per far soldi. Un amico ingegnere, con un enorme "latifondo" tutto a peperoni e pecore e cavalli crudelmente ammucchiati in un angolo, ai miei rimproveri ha risposto "Che mi frega, devo accumulare soldi per farmi la villa". Villa virtuale, ovviamente, che a quanto pare è mèta ultima di molti dei farmvilliani più consumisti.
Qualcuno sostiene che la Farmville-mania sia frutto di un recondito desiderio di tornare all'antica vita bucolica. Una vita bucolica concepita alla cittadina, mucche con gli occhioni e fragole giganti mentre il sole splende e non esiste crisi. Un passatempo che, in era post-peak, ricorderemo con nostalgia.
O forse con rabbia, pensando che avremmo fatto meglio ad imparare a coltivare davvero.