Dubai e le prognosi errate.
Ne abbiamo parlato spesso qui, della situazione paradossale di Dubai. Ora tutti si stupiscono del crack che si è verificato: qualche segnale c'era già da alcuni mesi. Ma non occorreva essere dei geni dell'economia per capire che si era creato un sistema insostenibile, una pazzesca disneyland nel deserto basata su assunti sbagliati. Come questo, ad esempio.
Oppure il dogma dell'eternità del petrolio. Sostiene Kjell Alekjlett, Presidente di ASPO International, ricordando il recente scandalo dei dati gonfiati dalla International Energy Agency:
Gli investimenti che sono stati realizzati a Dubai sono basati su prognosi simili a quelle che la IEA fa ogni anno. In questo caso, ciò che conta non è l'ultima edizione del report World Energy Outlook, ma le prognosi fatte 5 anni fa. Nel 2004 la IEA ha concluso che la produzione petrolifera del 2030 sarebbe stata pari a 120 milioni di barili al giorno. La realtà che invece noi abbiamo stimato su Energy Policy è un massimo di 75 milioni di barili al giorno nel 2030.
La tragica verità è che le stime pubblicate da questi enti sconosciuti ai più e all'apparenza poco importanti, sono in realtà considerate vangelo da governi ed imprese, e contribuiscono non poco a dare forma al nostro futuro. Un Paese intero, come ricorda Alejklett, ha basato il proprio avvenire sul turismo per via aerea, sulla disponibilità illimitata di enormi quantitativi di energia elettrica (pensiamo all'indispensabile condizionamento dell'aria per sopravvivere a Dubai) e tutto ciò invece non ha un futuro, o almeno non lo ha a prezzi competitivi. Ora i nodi vengono al pettine. Di chi è, davvero, la responsabilità?
(Nella foto: un progetto per Dubai nel 2050. Ormai, pura fantascienza.)