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Niente paura, Al Naimi.

21 dicembre 2009 0 commenti

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Un paio di mesi fa avevo riportato un filino sbigottita la richiesta dei sauditi, relativa ad aiuti economici per i poveri petrolieri colpiti nel portafoglio dall'implemento delle energie alternative. La cosa mi pareva tanto ridicola che presumevo fosse rientrata per raggiunto limite di vergogna.

Invece, manco per sogno. Qualche giorno fa il ministro del petrolio saudita Al Naimi, sulle braci ardenti per via dei negoziati di Copenhagen, proclamava al mondo intero:

Ogni misura che possa colpire la domanda di petrolio deve essere accompagnata da una contromisura che ne minimizzi gli effetti sui Paesi produttori.

Al Naimi, te lo ha detto nessuno che viviamo in un'economia di mercato? L'usanza è che se il tuo prodotto diventa obsoleto tu chiudi la baracca, esattamente come stanno facendo altre migliaia di industrie nel mondo. Se vuoi le sovvenzioni statali prova a proporre il comunismo, magari qualcuno ti dà retta.

Al Naimi ne ha anche approfittato per aggiungere che il picco è una frottola e lui che è geologo la sa lunga, e che l'OPEC al prossimo incontro lascerà la produzione così com'è, senza aumenti nè cali. Sai che rivelazione: sono anni che l'OPEC non è comunque in grado di aumentare la produzione, ci sono 500mila barili promessi più volte nel corso di un lustro che ancora devono fare la loro comparsa sul mercato (li usano come leva-e-metti quando devono mettere paura a qualcuno).

In ogni caso, come abbiamo visto, Al Naimi può dormire sonni tranquilli sotto i suoi baldacchini d'oro e d'argento. Per il momento, nessuno ha la più pallida intenzione di salvare il clima diminuendo l'uso di petrolio. Tra i tanti interessi in circolazione, Copenhagen ha salvato anche questo.

 

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